Mobilità elettrica vuol dire città più sostenibili?

Di Luisa Prina Cerai

Si è svolto ieri sera presso il Club di Milano di Lynk & Co, un talk a più voci dedicato allo scenario che ci aspetta sulle strade nei prossimi anni per capire in che modo e in che misura sarà sostenibile.

Un dibattito aperto a partire dall’interesse per il green che in base ai dati dell’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di LifeGate, interessa ben 8/10 persone, ma bisogna stare attenti a non proporre un’unica soluzione, come l’elettrico, perché sarebbe riduttivo.

Roberto Sposini, chief mobility editor di LifeGate, ha introdotto il dibattito con alcuni dati molto significativi: in Italia si è arrivati ad un aumento dei noleggi pari al 41%, con una percorrenza media dai 7,4 km ai 12 km ed una durata del noleggio da 32 a 109km. Un trend in evidente crescita, parliamo di 6,1 milione di viaggi a noleggio, sia per la mancanza di spazi nelle città per nuovi veicoli sia per il cambio di mentalità che si sta diffondendo, specie tra le nuove generazioni: stiamo passando dall’era della possessione di un bene a quella della condivisione.

Alain Visser, CEO di Lynk & Co, ha delineato l’idea di questo brand: “Il mondo non ha bisogno di un altro brand di macchine. Abbiamo creato un brand di mobility per ridurre il numero di auto. Vogliamo che le persone usino le macchine in condivisone e cerchiamo di incentivarlo in vari modi.

Lynk & Co  è una azienda sino-svedese che non solo noleggia le proprie macchine ma ha creato un sistema per incentivare il più possibile alla condivisione della propria vettura: i soci possono accedere a un’auto su base flessibile, con cadenza mensile, e condividerla con amici, familiari e la comunità di Lynk & Co. Nel 2022 la sua community ha registrato un incremento di circa il 200% degli utenti registrati, da un totale di 60.000 a oltre 170.000 soci in sette mercati: Olanda, Svezia, Germania, Francia, Italia, Spagna e Belgio.

Consideriamo questo dato: in Italia ci sono 45 milioni di auto private ferme. Sì perché per la maggior parte del tempo le auto non vengono usate ma rimangono parcheggiate: da qui parte la riflessione sul senso dell’acquisto di un mezzo, le possibili alternative ed il cambio di modello e di mentalità che ci aspetta per rendere il nostro futuro più sostenibile.

L’esperta sicurezza e sostenibilità di Altroconsumo Silvia Bollani ha spiegato come oggi in ambito urbano ci siano diversi problemi. Molte persone non possono abbandonare l’auto privata perché c’è poco offerta nel settore elettrico, ci sono i problemi di costo e di sicurezza.

Interessante il tema che ha toccato sullo “spazio” inteso sia come spazio urbano occupato, basta vedere i marciapiedi invasi dalle auto nelle grandi città, ma anche come spazio della comunità, di cui bisogna riappropriarsi. A Milano ha fatto l’esempio degli interventi di “urbanistica tattica” che raccoglie una varietà di interventi sugli spazi pubblici, senza importanti investimenti. Sono spazi condivisi, per riavvicinare in modo concreto gli abitanti alla città e attivare la cittadinanza stessa nella trasformazione delle aree creando spazi verdi e pedonali, dove anche la mobilità dolce (ad esempio con monopattini) diventa più sicura.

Sottolinea la Bollani: “La maggior parte del tempo l’auto è ferma e non viene usata, quindi rimane inutile. Lo sharing è sicuramente un modo per ridurre gli incidenti, il numero di macchine ed aumentare la sicurezza sulle strade”. 

Ha poi portato all’attenzione il fatto che ad oggi è evidente che non si possa passare dal modello a combustione a quello elettrico direttamente; non solo per la mancanza di auto elettriche per tutti ed i problemi attuali di costo, ma anche perchè non siamo ancora adeguatamente preparati. Un esempio? Le box per le ricariche delle auto elettriche condominiali: allo stato attuale se tutti avessero un mezzo elettrico non ci sarebbe la possibilità di averne per assicurare l’energia per tutti i proprietari, pertanto la condivisione delle macchine è fondamentale come passaggio.

Punto clou della serata la visione di un esperto come il Professor Sergio Savarese, che guida il PoliMove di Milano, uno dei principali gruppi internazionali nel campo nei settori del controllo automobilistico, dei veicoli intelligenti e della smart mobility.

Ha illustrato come negli anni sia cambiato lo scenario, oggi secondo lui: “Serve un nuovo modello. Passare all’elettrico è un punto di arrivo non di partenza. Il modello di condivisione dell’auto? non stiamo andando verso quello. Le nostre generazioni lo aspettano, ma non sta succedendo perché è poco sostenibile”.

Quali sono allora gli scenari possibili per il futuro delle nostre strade? Per Savarese è molto chiaro: “La sequenza degli eventi è prima tecnologia di auto autonoma, poi condivisione e poi elettrificazione. Il Bing Ben è l’auto autonoma, tra trent’anni anni avremo auto elettriche autonome con una separazione tra necessità funzionale ed emozionale”.

Ha spiegato infatti che nel nostro domani separeremo l’esperienza di guida vista come necessità di spostamenti quotidiani, funzionale, da quello legata al divertimento e ai momenti di adrenalina, emozionale, per cui andremo in circuiti appositi.

Anche per Alain Visser il futuro è l’automazione e ritiene insensato che l’industria automobilistica creda ancora nella necessità di possedere auto, mentre lui preferisce essere un brand di servizio.

In conclusione si è anche parlato del concetto di guida autonoma legata all’Intelligenza Artificiale (AI). Secondo il Professor Savarese è ragionevole pensare che l’auto autonoma arrivi negli Anni 30’e non ci deve spaventare che sia legata all’AI proprio perché oggi il 98% degli incidenti automobilistici è causato dall’uomo e ci ricorda: “L’AI spaventa quando interferisce con i dati sulla privacy, ma quando si parla di guida autonoma siamo tranquilli. Ci toglie un mestiere noioso che sappiamo fare male e con cui facciamo danni. Ci renderà più sostenibile la vita”. 

FOTO: Luisa Prina Cerai @pensierocircolare e Probeat Agency per Lynk & Co Milano