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Il bio-restauro e il batterio mangia sporco!

Non tutti i batteri vengono per nuocere!!! Infatti esiste un batterio mangia sporco.

Se alcuni sono tristemente famosi per la loro capacità di provocare malattie, altri possono essere invece utili all’uomo.
Perché vi dico questo?
Perché se opportunamente “ammaestrati” possono, perfino, aiutarci a ripulire e salvare dal degrado le innumerevoli opere d’arte presenti nel Nostro Bel Paese e non solo! 

Parliamo in realtà dell’utilizzo del Bio – Restauro o del Restauro Compatibile che ha già permesso di salvare numerose opere d’arte come la Pietà Rondanini, alcune guglie del Duomo di Milano e parte della facciata dell’Università Statale e di Santa Maria delle Grazie, ma la prima opera in assoluto a fare da cavia è stato il ciclo di affreschi di Spinello Aretino presente nel Camposanto di Pisa, che sembrava impossibile riportare all’antico splendore.

La salvezza di quest’opera e non solo la si deve a il “Desulfovibrio vulgaris”, un batterio mangia sporco, in pratica in grado di mangiare i depositi neri che ricoprono statue, portali, facciate di chiese e monumenti, che potrebbe aiutare a contrastare gli effetti dello smog e dalle piogge acide sui monumenti stessi.


La scoperta è merito dei ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari e microbiologiche della facoltà di Agraria di Milano, diretti dalla  professoressa e Preside Claudia Sorlini.

Tecnicamente, il batterio trasforma i solfati in idrogeno solforato, i nitrati in azoto molecolare e la sostanza organica in anidride carbonica, tutti gas che poi si disperdono nell’aria.
I batteri, fatti crescere in coltura, sostituiscono così i prodotti chimici e le azioni meccaniche.

Una nuova metodologia di biopulitura, basata sull’utilizzo di cellule vive di microrganismi opportunamente selezionati e  l’utilizzo di sistemi veicolanti gli stessi microrganismi, che sembrerebbero essere una risposta alle comuni puliture  meccaniche e chimiche, il più delle volte non del tutto soddisfacenti perché non abbastanza efficaci o troppo invasive per combattere le varie forme di degrado, quali incrostazioni, croste nere, disgregazioni, polverizzazione, e così via dovute alla formazione di sali (come solfati e nitrati) e alla presenza di sostanze organiche.

 Le “nostre” opere d’ arte conserveranno sul serio l’ aspetto originario  o sarà un batterio a decidere del loro destino, magari più ecologico e duraturo?

 

Tania Talamo

Ama l'arte e scova sempre nuovi autori che mettono al centro delle loro opere la natura. Vive a Napoli. Specializzata in Beni Architettonici e del Paesaggio, i suoi studi la portano ad interessarsi della tutela e del restauro dei Beni Culturali. Crede profondamente nell’intima connessione tra l’architettura e l’ambiente.

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Tania Talamo

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