La Dahabeya è un’imbarcazione storica utilizzate sin dall’800 sia nel trasporto di merci che di passeggeri, andata in disuso attorno alla metà del ‘900, quando le grandi navi turistiche cominciarono a solcare il Grande Fiume. Oggi, la riscoperta di questa imbarcazione, voluta da Mohammed Zafer e Osama Boshra, riporta i ritmi del viaggio indietro nel tempo. La Dahabeya, rivisitata in ogni particolare, è un luogo di piacere e di relax, perfetto complemento delle suggestioni e degli scenari che solo il Nilo sa offrire.
Samarah, così è stata chiamata, è nata lentamente, con una cura profonda e amorosa, senza tralasciare nessun particolare, che “deve” essere assolutamente rispondente alla cultura locale. E così è in ogni aspetto della vita a bordo. Non solo “una casa” capace di raccontare il personale modo di amare il Grande Fiume ma anche un luogo da cui ogni viaggiatore può posare il proprio sguardo sulle rigogliose rive contribuendo a creare quel multiplo disegno del Nilo che lo rende un mondo a sé, magico e misterioso. Samarah è eleganza, comfort, un modo di viaggiare discreto con ritmi lenti. Il ponte, lo spazio comune dove si trascorrono le ore della navigazione, è un vero e proprio salotto all’aperto, sull’ antico pavimento tappeti, cuscini, vasi e lampade, rendono suggestivo ogni attimo passato a bordo. Tra le mete di questo splendido viaggio di 11 giorni, non potevano mancare le tappe storiche e i siti archeologici più importanti del mondo a partire da Luxor. Anticamente chiamata Tebe fu capitale dell’impero faraonico per ben 1500 anni. Sulla sponda orientale del Nilo si trovano: il Tempio di Luxor, e il tempio di Karnak consacrati ad Amon. Nella parte occidentale del Nilo è situata invece la Necropoli di Tebe, con le tombe reali della Valle dei Re e delle Regine, le tombe dei Nobili, i Colossi di Memnon ed il tempio di Hatshepsut a Deir-El-Bahari.
Ad Aswan, a sud dell’Egitto, si visiteranno le due imponenti dighe, una chiamata diga vecchia, l’altra diga nuova, costruita in granito e terminata nel 1971. Ad Abu Simel si visita la più grande opera di Ramses il tempio rupestre di Abu Simbel che è una vera meraviglia dell’antichità. Le quattro colossali statue, alte venti metri e interamente scolpite nella roccia, che raffigurano il faraone seduto all’ingresso, sono ormai diventate un’icona della civiltà egizia. Scavato per oltre sessanta metri dentro il ventre di un’altura di arenaria, il santuario era dedicato a tre grandi dei, Amon, Ra e Ptah. A poca distanza dal tempio grande si trova il tempio piccolo consacrato alla dea Hathor. Un viaggio scandito da meravigliosi tramonti che si adagiano lentamente su un fiume di storia. Info su kel12.com
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