Tre ore per conoscere Casteldelfino

Salve amici econauti!

Oggi vi porterò in Piemonte, quasi al confine con la Francia e precisamente a Casteldelfino, un comune di poche anime in provincia di Cuneo,dove ancora si parla l’occitano, che si estende fra la valle di Bellino e fra la valle di Varaita di Pontechinale (nella foto).

Nel suo territorio, Casteldelfino comprende una buona parte del Bosco dell’Alvè, il più esteso bosco di pini cembri delle Alpi, protetto dall’ UE, anche per le specie animali che vivono in questi luoghi. Nel bosco sono presenti molti sentieri che permettono ai turisti di perlustrarlo in tutta la sua ampiezza.

La Via dei forni è uno di questi ed è praticabile per buona parte dell’anno. Come si intuisce dal nome, tocca la maggior parte delle borgate dove sono ancora presenti gli antichi forni comunitari. Punto di partenza della passeggiata può essere Torrette (1.179 m) la più orientale e la più bassa delle borgate in sul  confine tra Delfinato e Marchesato di Saluzzo. Si attraversa l’intero villaggio e sulla piazzetta quasi fronte alla fontana troviamo il primo dei forni, peraltro restaurato di recente. Si continua quindi in discesa tra le case lasciando a sinistra i sentieri medioevali che portano a Te Nou.

Dopo un tratto di asfalto al ponte di Caldane si sta sulla sinistra per costeggiare per un lungo tratto il torrente. È questo forse tratto più piacevoli e rilassanti della passeggiata, immersi fra i tra i boschi e lo scrosciare dell’acqua cristallina del torrente Varaita. Trascurando il ponte Nuovo,  poco oltre c’è un bivio: una breve digressione conduce a Pusterle, poi ritornati indietro si passa il Varaita di Bellino per ritrovare l’asfalto. Poi sulla sinistra troviamo la chiesa di S. Eusebio, una delle più antiche della valle, e i resti del borgo distrutto dall’alluvione nel 1391. Percorrendo un breve sentiero, più in alto ci sono i ruderi del castello delfinale.

Resta tempo per visitare il paese che si snoda ai lati del “chemin royal”. Oltre a S. Margherita, sono da vedere il forno, la fontana cinquecentesca che sgorga da un animale, forse un rospo, la Casa Ronchail. C’è anche il Centro visite del Bosco dell’Alevè, ma non è sempre aperto. Se si vuole pranzare, le alternative non mancano:oltre al frugale pasto al sacco, ci si può far tentare dal paio di agriturismi o il Mulino delle Fucine dove tra le altre cose si possono assaggiare le tipiche “ravioles” della Val Varaita condite con burro fuso e formaggio grattugiato. Da qui si prosegue sulla strada per Chianale lasciandola alla prima curva. Il sentiero sale e guadagna Rabioux.

Si continua adesso alla volta di Bertines (resti di mulini nella valletta) e di Serre (il punto più elevato) da cui si scende ripidamente a Caldane. La via taglia il tornante della strada tocca la provinciale e raggiunge finalmente il ponte di Caldane dove si chiude l’anello. In tutto, escluso le soste, sono 3 ore di cammino.


Inoltre d’inverno, sono disponibili due piste per lo sci di fondo, per uno sviluppo di 2, 3, 5 e 12 km, due skilift per principianti, ed una pista naturale per pattinaggio su ghiaccio.

Pronti alla partenza?

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