Per poter definire i rifiuti di pile ed accumulatori, è necessario partire dalla classificazione dei prodotti originari che, una volta “dismessi”, rientrano nel vasto elenco degli oggetti “di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi.”
In linea con quanto già fatto per la classificazione dei RAEE (per il cui dettaglio rimandiamo alla pagina del nostro Dizionario Ecologico https://www.econote.it/2014/04/17/cosa-sono-i-raee/), anche per pile ed accumulatori il legislatore ha provveduto ad effettuarne una precisa ripartizione, con lo scopo di ottimizzare le successive fasi della raccolta, una volta che questi prodotti passano a rifiuti.
Una prima importante suddivisione permette di evidenziare le differenze tra pile e/o accumulatori, sulla base della loro dimensione e del loro utilizzo. In ogni caso, vale la seguente e fondamentale definizione di pila o accumulatore, intesa come “fonte di energia elettrica ottenuta mediante trasformazione diretta di energia chimica, costituita da uno o più elementi primari (non ricaricabili) o costituita da uno o più elementi secondari (ricaricabili).”
Il livello successivo di dettaglio consente la seguente ulteriore ripartizione tra pile/accumulatori:
Per concludere, in riferimento alle modalità di gestione dei rifiuti generati dai prodotti descritti, le categorie previste dalla normativa vigente sono in definitiva le seguenti: Pile e Accumulatori Portatili, Accumulatori Industriali, Accumulatori per Veicoli. Ciascuna categoria include le seguenti tipologie:
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