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Uno sguardo sull’ingegneria naturalistica

In Italia, più che in altri paesi, siamo soggetti ad un elevato rischio idrogeologico. Il nostro territorio é infatti ricchissimo di corsi d’acqua, ciascuno dei quali con una propria morfologia, dimensione e storia. Non si può negare che le piene dei fiumi con le conseguenti alluvioni siano un grave problema non facilmente risolvibile per il nostro Paese.

Sicuramente un fattore che non ha aiutato a risolvere questa problematica situazione è l’aumento dell’urbanizzazione in prossimità dei corsi d’acqua. Per permettere l’espansione urbana spesso è stata necessaria la costruzione di argini rigidi di calcestruzzo, ponti, dighe, soglie e in alcuni casi si è edificato direttamente sopra il fiume costringendolo  di conseguenza ad un andamento sotterraneo. Tutti questi interventi, spesso eseguiti in modo scorretto senza pensare alle conseguenze, oltre ad uno sconvolgimento dell’ecosistema fluviale, hanno sicuramente determinato un aumento del rischio idrogeologico.

Il fiume per sua natura è un sistema dinamico, cioè in continuo cambiamento. Per lo sviluppo antropico questa mobilità è sicuramente sconveniente e svantaggiosa, quindi la soluzione più semplice scelta è stata quella di trasformare qualcosa in continua mutazione in qualcosa di statico e rigido. Le conseguenze sono ormai note a tutti: nel momento in cui arriva un temporale improvviso e molto violento i danni possono essere davvero enormi. Il danno ormai è fatto, e non si può più tornare indietro, o forse si? Forse non del tutto, ma un passo verso una ricostruzione di un paesaggio più naturale ce lo può dare l’ingegneria naturalistica.

Con il termine di Ingegneria Naturalistica si fa riferimento a tutte quelle tecniche che hanno l’obbiettivo di ridurre il rischio di erosione del terreno con interventi di consolidamento spondale sfruttando l’azione delle piante vive o parti di esse (semi, radici, talee). Possono essere utilizzate da sole o unite a materiali naturali inerti come legno, pietrame o terreno, oppure insieme a materiali artificiali biodegradabili come biostuoie, geojuta o in ulteriore alternativa con materiali artificiali non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti, geotessili).

Questi tipi di intervento, in Italia, hanno cominciato a diffondersi intorno ai primi della’800 seguendo la scia degli altri paesi europei. Oggi possiamo affermare che I.N se svolta correttamente, può rappresentare un valido aiuto verso una naturalizzazione dei nostri corsi d’acqua.

VANTAGGI

–  Le radici delle piante hanno la capacità di rendere più stabile e meno sdrucciolevole i suoli anche con elevata pendenza.

– Si va a costruire un ambiente almeno parzialmente naturale, che può contribuire a ristabilire l’ecosistema.

– Costi più ridotti rispetto all’ingegneria classica, almeno per quanto riguarda piccole opere in aree ristrette.

– Spesso si va a correggere opere realizzate erroneamente, permettendo una maggiore sicurezza della zona.

– Trascorso il tempo necessario per la crescita delle piante, i risultati sono molto soddisfacenti, sia dal punto di vista estetico sia da quello della sicurezza.

LIMITI

– Costi elevati per opere di grandi dimensioni, dovute in particolare alla richiesta di continua manutenzione.

– Le opere vanno eseguite in determinati periodi dell’anno seguendo il ciclo vitale delle specie vegetali che devono essere messe a dimora, quindi non sono attuabili in situazioni di emergenza.

– Spesso le tempistiche per ottenere risultati apprezzabili sono molte lunghe.

CARATTERISTICHE DELLE PIANTE DA UTILIZZARE

– Specie autoctone, in linea l’ecosistema della zona circostante in maniera tale da evitare sconvolgimenti  per le specie animali e vegetali di quel territorio.

– Specie pioniere, cioè quelle specie in grado di colonizzare nuovi ambienti, non ancora abitati dalla vegetazione.

-In caso di opere sui fiumi, specie resistenti acambiamenti repentini della quantità di acqua all’interno del suolo, con un apparato radicale adatto a trattenere il suolo, anche in caso di abbondanti piogge.

In generale l’Ingegneria Fluviale può rappresentare un ottimo contributo che l’uomo può dare all’ambiente, non bisogna dimenticare che anche se si utilizzano materiali naturali, andiamo in ogni caso a modificare un ambiente: è necessario progettare queste opere con estrema cura e diligenza, così da evitare l’ennesima.o danno al nostro ambiente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Simona Manzo

Laureata in Scienze e Tecnologie per l'Ambiente all'Università Bicocca di Milano. Le piacerebbe un giorno lavorare nell ’educazione o nella divulgazione ambientale. Nell’ attesa di un impiego, si diverte a cercare di unire le sue due grandi passioni: la natura e la scrittura. Lettrice instancabile di qualsiasi genere di libro. Grandissimo amore per gli animali e per il mare. Adora studiare e insegnare le scienze.

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Simona Manzo

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