Isole Faroe. Un po’ di chiarezza sulla caccia alle balene pilota

Indignazione da tutto il mondo per la grindadráp, la caccia alle balene pilota alle Isole Faroe. Condivisibile o meno che sia questa pratica, è doveroso fare un po’ di chiarezza sulle notizie che circolano in rete.

Persone come noi. Sono in tanti ad immaginare i Faroesi come persone barbare, feroci, assetate di sangue e senza cuore. E’ così che alcune associazioni animaliste, in particolare Sea Shepherd, vogliono far credere che siano i Faroesi. Queste associazioni fondano la loro comunicazione su falsità e distorsioni per far leva sul pubblico estraneo ai fatti. Chi ha avuto modo di conoscere i Faroesi sa bene che non è così, sono piuttosto persone semplici, amichevoli ed istruite.

Cibo a km zero per una nazione in mezzo al nulla. Pochi sanno che le Isole Faroe sono un piccolo arcipelago isolato dal resto del mondo, si estendonosu un territorio ridotto dove il clima è tutt’altro che mite soprattutto in inverno e non vi cresce che erba e qualche albero piantato dall’uomo. Non vi sono allevamenti intensivi o industrie alimentari, non esiste agricoltura se non qualche minuto orto privato dove possono crescere solo patate, rabarbari e insalata (le sperimentazioni in serra finora non hanno portato a grandi risultati). Gli abitanti vivono soprattutto grazie a ciò che la natura offre, quindi pecore (allevate sempre all’aperto), uccelli, pesci, balene pilota e altri animali. Lo fanno da sempre ed in modo sostenibile seguendo la logica del km zero, quello vero e non quello finto adottato da altre nazioni che lo hanno trasformato in un business. Il resto degli alimenti dev’essere importato, soprattutto frutta e verdura, vendute a prezzi elevati e con qualità bassa considerata la lentezza del trasporto via nave che richiede pertanto l’impiego di surgelazione o uso di conservanti. Nel 2014 l’import annuale di cibo e similari si è attestato attorno ai 200 milioni di €, per una nazione di sole 49mila persone. Gli unici alimenti freschi disponibili in quantità importanti sono quindi quelli ricavati dagli animali che vivono sulla terraferma e nelle acque circostanti.

La caccia non è vietata e non è commerciale. Le Isole Faroe sono una nazione indipendente, non fanno parte dell’Unione Europea e non sono pertanto soggette alle leggi Europee, ma solo a quelle locali che permettono la caccia alla balene pilota (e altre specie) e non consentono la caccia per scopi commerciali che non viene infatti mai praticata a differenza di altre nazioni come Islanda e Norvegia che coinvolge cetacei di grandi dimensioni. I Faroesi sono autorizzati a cacciare:

– Langbøkslutan grindahval/Globicephala melas/globicefalo – CACCIABILE
– Skjórutan springara/Lagenorhynchus acutus/lagenorinco acuto – CACCIABILE
– Kjafthvítan springara/Lagenorhynchus albirostris/lagenorinco rostrobianco – CACCIABILE
– Døgling/Hyperoodon ampullatus/iperodonte boreale – SOLO SE SPIAGGIATO E NON DISINCAGLIABILE
– Hvessing/Tursiops truncatus/tursiope – SOLO SE SPIAGGIATO E NON DISINCAGLIABILE
– Nísu/Phocoena phocoena/focena o marsuino – SOLO SE SPIAGGIATO E NON DISINCAGLIABILE

Il ricavato della caccia è destinato a titolo gratuito alla popolazione che ne fa richiesta. Può capitare raramente di trovare la carne di balena al supermercato, ma quasi sempre questa è importata dall’Islanda o dalla Norvegia. Può inoltre capitare che i privati in possesso di quantità eccessive di carne ne vendano una modesta parte ai supermercati, ristoranti o privati, ma si tratta di fatti occasionali e comunque legali.

La caccia è strettamente regolamentata. Solo chi è in possesso di un patentino può partecipare alla caccia ed avere accesso alla spiaggia dove avviene la cattura ed uccisione delle balene pilota. Chi cerca di interferire con la caccia può essere arrestato, così come è avvenuto ai volontari di Sea Shepherd, i quali sono consapevoli di questo. Per ottenere il patentino si deve seguire un corso che insegna come affrontare la caccia nel modo più efficiente e veloce possibile per limitare la sofferenza degli animali. Tramite l’utilizzo di uno speciale coltello, migliorato negli anni, viene recisa la spina dorsale che fa perdere i sensi alle balene le quali muoiono in circa 20-30 secondi (che d’altronde è lo standard anche dei mattatoi Europei).

La caccia alle balene pilota è sostenibile. E’ una pratica radicata nei secoli (ci sono registri che risalgono almeno al 1584 e tutte le grindadráp dal 1709 ad oggi sono singolarmente documentate). Nel passato i numeri degli animali uccisi erano nettamente più alti: il decennio 2000-2010 ha visto circa 6mila esemplari uccisi, quello 1990-2000 oltre 9 mila e quello ancora precedente quasi 19 mila. I Faroesi discutono frequentemente sulla sostenibilità della caccia ed insieme ad esperti monitorano costantemente la situazione. Nonostante non vi siano dati certi, le stime di IWC, ICES e NAMMCO indicano che la popolazione di balene pilota nell’Atlantico nord occidentale sia di circa 780.000 esemplari di cui 100.000 nuotano intorno alle Isole Faroe. La cattura annuale , controllata da alcune organizzazioni internazionali tra cui NAMMCO non pregiudica la sopravvivenza di questa specie che prudenzialmente è ritenuta probabilmente sostenibile dallo IUCN. A conferma della volontà di praticare una caccia sostenibile, di qualsiasi specie, negli ultimi anni la caccia alle pulcinella di mare è stata sospesa a causa di un improvviso calo degli esemplari probabilmente dovuto al surriscaldamento delle acque.

Le balene pilota sono messe a rischio, ma da altre attività. L’organizzazione IUCN sostiene che la popolazione di globicefali potrebbe essere compromessa dall’inquinamento acustico provocato dalle attività umane, dalle catture accidentali della pesca industriale e dalla caccia intensiva dei calamari che costituiscono una fonte primaria di cibo per le balene pilota.

Non è un festival né un rito per diventare adulti. La caccia alle balene pilota non ha giorni stabiliti, viene infatti praticata solo quando vengono avvistate nuotare vicino alle coste e se vi è la necessità di nuovi approvvigionamenti. Proprio per questo motivo il numero di esemplari uccisi varia ogni anno. Non è assolutamente praticata per strani rituali o festival, e ha esclusivamente lo scopo di ottenere cibo gratuito per la popolazione.

La carne di balena non è più necessaria, ma non per tutti. Diversi Faroesi non consumano più carne e grasso di balena per scelta, non la ritengono, infatti, più necessaria. Altre persone, invece, continuano a consumarla anche una volta a settimana perché rappresenta un’importante fonte di cibo gratuita che consente loro un notevole risparmio economico. Inoltre parte del ricavato di ogni caccia è destinato ai pensionati che hanno bisogno di aiuto. E’ comunque sempre acceso tra la popolazione il dibattito se sia giusto continuare con questa attività.

Delle balene si mangia tutto ciò che è commestibile. Si consumano carne e grasso, preparati in diverse maniere (usati freschi o surgelati come bistecche, carne grigliata o stufati, oppure seccati o messi in salamoia) e il grasso viene a volte usato anche nella sua forma liquida, come medicinale. Le interiora, le pinne e le ossa ovviamente vengono gettate, ma c’è anche chi mangia alcune altre piccole parti, come la lingua. Tutto il ricavato della caccia viene distribuito gratuitamente alla popolazione e nessun corpo delle balene viene solitamente gettato in mare intero. Su internet circola un video dove si vedono alcune carcasse intere giacere sui fondali del mare e si sostiene che questo luogo sia il cimitero segreto dove vengono gettate tutte le balene. Non è vero. Solo nel 2012, probabilmente perché non in buone condizioni di salute, non vennero utilizzati 2-3 corpi e furono quindi buttati in mare.

La carne è inquinata, ma non è l’unica. Recenti studi hanno creato allarmismo in quanto sono state rilevate nella carne e nel grasso dei globicefali grandi quantità di mercurio e diossine. Le autorità Faroesi consigliano quindi di limitarne il consumo. Prudenzialmente alcuni Faroesi non la consumano più. Bisogna comunque tenere presente che questo allarme è valido anche per altri pesci, soprattutto grandi predatori tra cui tonno, pescespada e verdesca, ma anche carni, latticini e verdure essendo ormai l’inquinamento diffuso ovunque.

E’ un atto crudele. Per mangiare carne è necessario uccidere. Così come vengono uccise le balene pilota, vengono uccisi tutti gli altri animali. Le Isole Faroe hanno la sfortuna di praticare l’uccisione all’aperto, sotto gli occhi di tutti ed in mare aperto dove il sangue si diffonde e colora di rosso le acque. Immagini molto forti. Nei macelli tutto questo avviene di nascosto, nessuno vede, sente né controlla cosa accade. Molti di questi animali d’allevamento trascorrono l’intera vita al chiuso, in pessime condizioni, spesso maltrattati e senza alcuna libertà.

I bambini possono assistere alla caccia. I Faroesi sanno fin da piccoli da dove arriva il loro cibo. Assistono alla caccia di ogni animale e ne conoscono ogni aspetto, fa parte della loro vita e questo li rende consapevoli di cosa mangiano permettendo loro di poter decidere con chiarezza di idee se continuare o no ad esserne partecipi. Nei Paesi industrializzati quasi nessuno sa da dove arriva il cibo che si acquista al supermercato e che si presenta già confezionato e pronto al consumo. Nell’immaginario di molti gli animali sono entità felici, per via delle confezioni spesso etichettate con immagini raffiguranti animali sorridenti.

Danimarca e Isole Faroe. Le Isole Faroe sono indipendenti dalla Danimarca e dalla UE. Nonostante questo ricevono fondi pubblici e aiuti per la difesa dalla Danimarca essendo le Faroe una nazione molto piccola e non sufficientemente attrezzata. I fondi pubblici sono impiegati per pagare la difesa Danese e gli ospedali locali. Riguardo la difesa, c’è un accordo con le Faroe secondo cui la Danimarca è tenuta a proteggere l’arcipelago anche con l’impiego di mezzi militari.

SeaShepherd non aiuta. Benché l’attività dell’associazione animalista sia utile per far smuovere le coscienze, finché Sea Shepherd assumerà il solito atteggiamento aggressivo e poco onesto, imponendo peraltro ad un popolo straniero di cambiare il loro stile di vita per molti versi più sostenibile di altri, i risultati saranno sempre disastrosi ed opposti a quello che chiedono. Infatti proprio a causa di Sea Shepherd e ai suoi metodi, che molti Faroesi ritengono ridicoli e provocatori, quest’anno le persone che hanno partecipato alle varie cacce sono cresciute nettamente, tra queste la maggior parte sono giovani che fino all’anno scorso non erano affatto interessate a partecipare.

Ricapitolando. Le balene pilota non sono animali in via di estinzione, sono intelligenti ma lo sono anche tanti altri animali che normalmente mangiano anche noi, soffrono come qualsiasi essere animale e vengono uccisi così come tutti gli altri. Cosa si chiede quindi alle Isole Faroe?

Perché le proteste finiscano i Faroesi devono forse adeguarsi al resto del mondo dove la carne proviene da animali d’allevamento maltrattati per tutta la vita, uccisi all’interno delle mura di un macello e la loro carne presentata al supermercato già confezionata e con un animale sorridente sull’etichetta?
Le balene pilota meritano di essere tutelate, sia chiaro, ma è al quanto ridicola l’indignazione di certe persone che pensano di salvare il mondo firmando una petizione o insultando su Facebook un popolo che nemmeno conoscono e poi molto probabilmente vanno ad ingozzarsi di prodotti animali.
Se può confortare sono sempre di più i Faroesi che sono favorevoli, o almeno indifferenti, se questa caccia verrà sospesa. Alcune persone si stanno impegnando a realizzare piccoli orti privati, pur con molti limiti e difficoltà considerato il clima ostile. Le cose stanno cambiando, però ci vuole tempo e non si può pretendere tutto e subito.

Foto copertina: Janus Ortind