Alimentazione

15 giorni di dieta bio bastano a cancellare i pesticidi

15 GIORNI DI DIETA PESTICIDI ZERO BASTANO A CANCELLARE ALTE CONCENTRAZIONI DI INSETTICIDI E GLIFOSATO NELLE URINE DI UNA NORMALE FAMIGLIA ITALIANA

Diffusi oggi i risultati delle analisi della campagna web in un incontro organizzato da Federbio con Isde, Legambiente, Lipu e WWF.

30 novembre – Bastano due settimane di una dieta a zero pesticidi per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di inquinanti nelle urine di una famiglia italiana. Madre, padre, due bambini di 7 e 9 anni: per tutti loro, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si passa da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità. La “decontaminazione” ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo e non solo.

In complesso, su 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia), ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in un due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole la dieta bio ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate. Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale – anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia – rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese.

È quanto emerge dalla campagna #ipesticididentrodinoi – promossa da FederBio con ISDE-Medici per l’Ambiente; Legambiente, Lipu e WWF Italia – che ha analizzato il contenuto dei pesticidi nelle urine di una famiglia italiana, prima e dopo una dieta 100% bio. I risultati finali sono stati resi noti oggi in un incontro presso il Comando Carabinieri delle Politiche Agricole cui hanno partecipato – oltre a Marta G. e Giorgio D., i due genitori della famiglia analizzata – Paolo Carnemolla, presidente di FederBio; Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato; Patrizia Gentilini, medico oncologo e membro di ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente; Franco Ferroni, responsabile Biodiversità e Politiche agricole WWF Italia; Emanuela Pace, ricercatrice Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; Daniela Sciarra, responsabile Filiere agroalimentari Legambiente.
I risultati delle analisi, elaborate a Brema in un laboratorio accreditato (il Medizinisches Labor Bremen – MLHB), hanno dato risultati indiscutibili. L’insetticida clorpirifos, ad esempio, prima della dieta era presente nelle urine del bambino più piccolo con oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina, un valore più di tre volte maggiore della media di riferimento (*) che è 1,5 (microgrammi/g). Dopo quindici giorni di dieta biologica la concentrazione dell’inquinante è scesa a un valore di 1,8 microgrammi. Mentre nelle analisi del padre, Giorgio, la stessa sostanza – che era oltre tre volte la media di riferimento per la popolazione adulta– non è più rilevabile dopo la dieta.

Per il glifosato, dopo la dieta tutti i valori sono sotto la soglia di rilevabilità. In Giorgio raggiungeva concentrazioni pari a più del doppio della media della popolazione di riferimento (+116%): dopo 15 giorni di cibi senza chimica, le tracce di erbicida non ci sono più. E lo stesso è successo ai bambini. Prima dei 15 giorni, il più piccolo era a quota 0,19 microgrammi di glifosato per litro e la più grande a 0,16 rispetto a una media, per la popolazione di riferimento, di 0,12 microgrammi/litro: ora i residui di erbicida sono assenti.
Più complesse le analisi per rilevare, prima e dopo, la presenza di piretroidi. Per farlo, occorre analizzare le molecole che l’organismo stesso produce degradando le sostanze chimiche. I due metaboliti “sentinella” si chiamano Cl2CA e m-PBA. Per tutte e due le sostanze, le analisi della famiglia mostrano una diminuzione importantissima degli inquinanti: solo per Marta il valore rimane appena sopra la soglia di rilevabilità.

“L’ iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo”, commenta Maria Grazia Mammuccini, dell’Ufficio di presidenza di FederBio e portavoce della campagna #StopGlifosato. “Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo. Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute. Serve più ricerca, e soprattutto più ricerca indipendente dagli interessi economici, come ha dimostrato la stessa vicenda del glifosato”

“Ci sono già state esperienze simili alla nostra in altri paesi europei: in questo come negli altri casi i risultati delle analisi prima e dopo la dieta provano che il biologico è una risposta più che valida alla chimica nel piatto”, dice Paolo Carnemolla, presidente di FederBio. “Due sole settimane sono bastate a cambiare significativamente la quantità di pesticidi rilevabili. Il biologico si conferma come l’unica strada per evitare i rischi chimici che sono associati direttamente al consumo alimentare, oltre che per garantire un ambiente sano per tutti”.

*media delle popolazioni di riferimento relativa a studi pubblicati e validati, unitamente ai dati in possesso del laboratorio su una popolazione mista danese e tedesca.

Comunicato stampa di http://www.cambialaterra.it

Alessio Mesiano

Alessio Mesiano, fotografo e architetto di Milano, grazie alla specializzazione in bioarchitettura si è avvicinato al mondo della sostenibilità e dell'etica. L'amore per la natura è diventata negli anni una filosofia di vita che lo ha portato a maturare sempre più la convinzione che il cambiamento per un mondo migliore debba partire dal basso e ognuno debba fare la sua parte. È diventato così vegano, animalista, antispecista, ambientalista ed attivista. Approda su Econote.it grazie alla foto di un cucciolo in un canile in Romania, dove Alessio presta servizio per l’Associazione Save the dogs.

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Alessio Mesiano

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