La sfida futura del comparto agricolo sta nel diminuire drasticamente il proprio impatto ambientale. Le tecniche agronomiche utilizzate devono consentire il minor utilizzo possibile d’acqua.
Irrinunciabile è la reintroduzione di specie vegetali con basse necessità idriche e produttività ridotta, ma sempre in grado di soddisfare le richieste alimentari. L’allevamento animale deve puntare non alla quantità, che oggi è troppa, ma alla qualità a bassissimo impatto. La combinazione sapiente di questi elementi consente di immaginare un futuro equilibrato e consapevole nel rispetto delle esigenze di uomini e ambiente.
Secondo le stime FAO, la popolazione mondiale arriverà a contare 9 miliardi di individui entro il 2030. Nei paesi più sviluppati l’incremento è trascurabile, mentre nelle aree più depresse del mondo ci sarà un vero e proprio boom. L’aumento demografico è evidentemente legato alla possibilità di produrre cibo in quantità tali da garantire un’adeguata alimentazione a tutti favorendo così un’ aspettativa di vita migliore. Da questa semplice indicazione che la demografia ci offre si deduce che l’agricoltura ha prospettive di intenso sviluppo proprio in quelle aree che oggi consideriamo arretrate, il sud del mondo e le vaste zone dell’Asia.
Come immaginare lo sfruttamento delle risorse del pianeta di fronte alle crescenti necessità ?
Il National Intelligence Council statunitense segnala come emergenza assoluta negli anni futuri la mancanza di acqua. La stima prevede che nel 2030 il 60% circa della popolazione mondiale avrà difficoltà nell’approvvigionamento dell’acqua dolce. La tecnologia che consente di dissalare acqua marina ha fabbisogni energetici elevatissimi, quindi la via maestra è quella di un oculato utilizzo.
L’Ecological Footprint Atlas 2010 indica che dagli anni Ottanta l’umanità mediamente vive in overshoot, oltre quindi i propri mezzi in termini ambientali. Le risorse utilizzate superano di un terzo quanto la Terra riesce a generare ogni anno.
L’agricoltura deve considerare fin da oggi gli scenari futuri e trovare soluzioni che consentano sia di far fronte alle crescenti richieste di cibo sia di non intaccare irrimediabilmente le risorse del pianeta. Le sproporzioni fra necessità alimentari reali e superproduzione sono da risolvere poiché il modello attuale di produzione è insostenibile.
Consideriamo il fabbisogno di acqua nella produzione dei più comuni alimenti:
1 kg di carne bovina – 15.000 litri
1 kg di carne avicola – 4.300 litri
1 kg di uova – 3.300 litri
1 litro di latte – 1.000 litri
1 kg di cereali – 1.600 litri
(fonte Lega Ambiente Trieste)
L’agricoltura utilizza il 70% circa delle risorse idriche totali, del restante 30% solo il 10% è destinato direttamente alle persone per le proprie necessità domestiche.
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