Penso a Raffaele Del Giudice in prima battuta, a quando in radio ci ha detto di “non mollare“, era marzo. Penso al dottor Antonio Marfella e al suo approccio più scientifico. Penso a tutti i bloggers che hanno seguito l’evolversi di questo scempio, penso alle chiacchiere nei vagoni del metro o su un surriscaldato autobus. Penso a Simona che spiega ai bambini cos’è l’emergenza rifiuti.
La prima fonte d’angoscia è stata la visione di Biùtiful Cauntri al Modernissimo prima che uscisse nelle sale. Quella è stata la prima dose di impotenza e rabbia. Ho continuato a sentirmi male ad ogni rogo appiccato che vedevo, ad ogni risposta rassegnata dei pompieri che chiamavo. Il momento peggiore è stato a fine maggio. Non so spiegare la sensazione di angoscia che quel clima da guerra civile mi ha dato, me la porto ancora addosso, come l’onta che questa città porterà sempre.
Il luogo dove vivi, dove prendi l’autobus, passeggi, parcheggi, non può diventare un posto in cui donne, anziani e ragazzi vengono caricati dalla polizia che dovrebbe difenderli. La terra in cui nasci non dovrebbe essere così avvelenata da farti morire di cancro. Sono cose che esulano dalla normaltà, e noi nun putimme campà accussì.
Quindi che il presidente del consiglio dei ministri dica quello che vuole, tanto lui la Verità non sa neanche cosa significhi.
M.Sans.
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