Processo Eternit

Duemila-ottocento-ottantotto vittime accertate dell’Eternit. Il 10 dicembre è partito a Torino il processo alla multinazionale Eternit. Mai prima d’ora si era svolto in Europa un procedimento penale così grande: 200 mila pagine di atti raccolti dal procuratore Raffele Guariniello contro il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, e il nobile belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier, accusati di disastro doloso e rimozione volontaria di cautele antinfortunistiche,  e ritenuti responsabili di aver causato 2889 vittime, tra ammalati e deceduti per tumori professionali legati all’amianto.

Grande è l’attenzione nei confronti di questo processo perchè il mondo intero guarda al suo evolversi, e per la prima volta sono chiamati a rispondere delle contestazioni direttamente i vertici della multinazionale che aveva gestito anche i quattro stabilimenti italiani di casale Monferrato, Rubiera, Cavagnolo e Bagnoli.

Alessandria, Reggio Emilia, Torino e Napoli. Le morti e le malattie, non riguardano solo chi ha materialmente lavorato negli stabilimenti ma anche le comunità intorno alle fabbriche, prevalentemente di famiglie degli operai.
In particolare a Casale Monferrato i morti e i contaminati da amianto sono (e saranno purtroppo) migliaia, anche perché lo stabilimento disperdeva con dei potenti aeratori la polvere di amianto in tutta la città, causando la contaminazione anche di persone non legate alle attività produttive dell’Eternit.

A Torino sono giunte migliaia di famiglie da tutta Italia per seguire il processo, questo attesissimo faccia a faccia con i presunti responsabili. Tutti dicono la stessa cosa “Vogliamo giustizia”. Vogliono che si faccia luce su quanto sostengono, cioè che da un certo punto in poi i vertici dell’Eternit erano consapevoli di avere a che fare con la lavorazione di un materiale tossico e cancerogeno.

Facciamo un passo indietro. L’amianto veniva utilizzato per produrre Eternit, il cemento-amianto impiegato per realizzare tegole, le famose lastre ondulate per tetti e capannoni, e vari oggetti di uso quotidiano. Un materiale da costruzione insomma.

La Germania ha riconosciuto la cancerosità  dell’Eternit nel 1943, in Italia si è dovuto invece aspettare il 1992 perché con un’apposita legge (la n.257). Prima della messa al bando di questo materiale centinaia di migliaia di persone ne sono venute a contatto, anche per motivi professionali.
La prima malattia professionale amianto-correlata riconosciuta dall’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro) è stata l’asbestosi, ma a partire dal 1994 lo sono diventate anche il mesotelioma (pleurico, pericardico e peritoneale) e il carcinoma polmonare.
Adesso le famiglie delle vittime si aspettano giustizia e noi con loro, associandoci a quanto scritto su uno degli striscioni apparsi a Torino “Un solo essere umano ha più valore che tutto l’amianto e il profitto del mondo“.

Foto dal gruppo facebook "Processo Eternit"
Foto dal gruppo facebook "Processo Eternit"