In Campania si discute di centrali nucleari

Mentre gli altri paesi europei si attrezzano per sfuttare il poco sole che hanno e convertirlo in energia pulita in Italia si parla di ritorno al nucleare.

Segno di un paese, il nostro, che prende sempre spunto dagli esempi positivi (!). In particolare in Campania in questi giorni si discute di una centrale nella zona di Sessa Aurunca (già sede di una centrale nucleare) dove potrebbero iniziare nel luglio del 2015 i lavori. Nel 2020 potrebbe entrare in funzione in Campania una centrale nucleare. Entro circa sei-sette mesi (luglio 2010) ci dovrebbe essere la pubblicazione dei criteri tecnico ambientali ai quali attenersi per la realizzazione delle centra­li.  Nel successivo mese di ottobre poi, si dovrà passare alla selezione dei siti.

Tutto sottoposto ad un doveroso e confortante condizionale.

Sul nucleare non tutti sono d’accordo, e io sono assolutamente in disaccordo. In Italia si è ben lontani da un punto di vista comune sull’atomo, i timori sono tantissimi ma anche la necessità di essere indipendenti da una quantità di energia sempre maggiore, lo è. Senza dubbio. L’approvvigionamento di energia attraverso il nucleare lascia molti dubbi e il referendum del 1987, con il quale gli italiani (all’indomani di  chernobyl bisogna aggiungere per correttezza) si schierarono contro le centrali nucleari in Italia, ha segnato un doveroso punto fermo.

Anche la Campania è presa fra chi vede nel nucleare una possibile soluzione e chi contrappone un secco no. Un impianto nucleare in Campania era a Sessa Aurunca, nel Garigliano. Sarebbe ancora quell’area ad essere un possibile luogo dove avviare le procedure e poi i lavori. Ma questa ipotesi  viene smentita dall’Enel.

La Regione, attraverso le parole dell’assessore all’Am­biente Walter Ganapini è contraria a tornare all’atomo. I sindacati si dividono, la Cgil si dichiara fortemente contraria e la Cils assume un punto di vista più morbido.

Per il nucleare sono invece Giorgio Fiore e Gianni Lettieri, leader di Confindustria Campania e Napoli, che però sono anche fermamente convinti anche della necessità di assoluta sicurezza: «non dobbiamo perde­re l’occasione del nucleare: l’energia oggi co­sta moltissimo. Soprattutto al Sud».

Tommaso Sodano, ex presidente della commissio­ne Ambiente del Senato, dal fronte del no sottolinea il problema delle scorie, che restano radioattive per millenni. Di contro l’ex ministro Luigi Ni­colais, quota Pd e docente di Tecnologie dei materiali alla Federico II, dice sì al nucleare: «purché di quarta generazione».

Staremo a vedere. La domanda è: se nel 2020 apriranno una centrale nucleare, a quando investimenti in energia pulita?

nuc