Ventitré anni fa, l’8 e il 9 novembre del 1987, gli italiani votarono contro il nucleare. Attraverso il referendum, quando ancora questo strumento significava qualcosa, quando la gente prendeva la propria scheda elettorale e sapeva e voleva scegliere, decidere, diventare cittadinanza attiva.
Ventitré anni fa, gli italiani si proclamarono sulla tematica scottante del nucleare, poco dopo il disastro di Chernobyl: gli si chiese di dire sì o no all’abrogazione di tre procedure pro-nucleare. Chiamati a mettere la crocetta su questi tre quesiti, gli italiani decisero di abrogarli tutti:
1) la norma che attribuiva al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il potere di decide le aree dove insediare le centrali elettronucleari, quindi in pratica obbligare i paesi a vedersi costruire una centrale dietro casa;
2) la possibilità per l’Enel di versare contributi a Regioni e Comuni in proporzione all’energia prodotta sul loro territorio con centrali nucleari o a carbone, quindi in pratica una sorta di risarcimento per i paesi che dovevano subire le centrali;
3) la norma che permetteva all’ Enel di promuovere la costruzione di centrali elettronucleari con società o enti stranieri o assumere partecipazioni che abbiano come oggetto la realizzazione e l’esercizio di impianti elettronucleari all’estero.
Tre sì secchi, e le norme furono abolite. E ora, invece, cosa succede? A distanza di più di vent’anni, si torna a parlare di nucleare. Sempre più spesso. Anzi, il nucleare in Italia appare sempre più vicino, l’unica soluzione secondo i nostri governanti. Un tema di importanza centrale, stando ai programmi del Governo. Dopo aver comunicato questo impegno anche all’Unione Europea, si sta andando dritti in questa direzione, dal momento che – attraverso una logica coi paraocchi – si è deciso di non puntare in nessun sulle fonti rinnovabili, nei prossimi decenni.
Econote si schiera contro il nucleare, lo ha fatto più volte, segnalando i pericoli per il territorio, i rischi e le prospettive e ritiene che siano altre le fonti su cui investire, le strade da intraprendere.
Strade alternative, sane, pulite, non pericolose.
Ancora di più se pensiamo, in fondo, che il nucleare non è la soluzione più economica per l’energia, anzi. I costi saranno altissimi, i luoghi dove verranno costruite le centrali saranno deturpati e devastati per sempre, e resterà anche il problema delle scorie. Dove e come smaltirle?
Meglio non rischiare con la salute e con il nostro futuro. E per questo facciamo sentire la nostra voce, ancora una volta, contro il nucleare.
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