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Contatto pelle a pelle: il rapporto mamma e bambino secondo Elena Balsamo

“In molti paesi i bambini non sono trattati così in contrasto con le esigenze della natura come dagli occidentali. Ognuno di questi ci sembra in fatto di allevamento infantile più intelligente di noi occidentali, con le nostre idee ultramoderne”.

Queste parole furono scritte da Maria Montessori all’inizio degli anni cinquanta (La mente del bambino). Non le trovate ancora attuali?

Già in passato abbiamo affrontato il tema del distacco, nella società occidentale contemporanea, da un approccio naturale alla maternità nel parto, nella nascita e nei primi momenti di vita di un bambino. Continuiamo a parlare di puericultura e con la pediatra omeopata, esperta di etnopediatria e mamma di tre bambini, Elena Balsamo cerchiamo di capire i benefici del contatto pelle a pelle tra mamma e bambino.

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Di cosa ha bisogno il bambino quando nasce?

Il bambino quando nasce ha bisogno innanzitutto di sentirsi accolto, così da sapere di essere arrivato nel posto giusto per lui. Ha bisogno di sentirsi contenuto, di ritrovare il contatto con la sua mamma attraverso lo sguardo, il latte e il tocco delicato delle sue mani e del suo corpo.

In cosa consiste il contatto tra mamma e bambino?

Il contatto può avvenire attraverso canali sensoriali diversi: lo sguardo, il tocco, la parola. Tutte queste modalità sono importanti per il bambino, anche se alcune sono preferenziali per certi bambini: c’è chi ha più bisogno del contatto visivo, chi del contatto verbale e chi del contatto fisico. Il contatto è fondamentale per il neonato perchè gli permette di sentire che il legame con la mamma, che ha vissuto in utero per nove mesi, non si è interrotto ma continua anche dopo la separazione del parto.

Perché è così importante dal suo punto di vista e perché invece è osteggiato nella società occidentale?

Nella nostra società occidentale il contatto fisico non è certo la modalità di relazione preferenziale tra mamma e bambino come avviene in altre culture: da noi si dà più importanza al contatto verbale o visivo, forse perchè il tocco ci fa paura in quanto è ancora troppo collegato alla dimensione sessuale. Ma questo è un grave farintendimento che danneggia lo sviluppo del bambino e degli esseri umani in generale.

 Cosa la puericultura occidentale può imparare da altre culture?

Le culture tradizionali del mondo vivono la maternità in un modo molto più naturale e la puericultura occidentale ritengo possa imparare molto da esse: può riscoprire per esempio pratiche di maternage che rispondono perfettamente ai bisogni del neonato come il cosleeping, il portage, il massaggio, l’allattamento al seno a domanda e prolungato nel tempo.

Quali sono gli aspetti benefeci per mamma e bambino di questa pratiche?

Si tratta di pratiche altamente benefiche per la crescita e lo sviluppo psicofisico del bambino, in quanto ne rispettano i tempi e le esigenze fisiologiche per esempio di contatto e contenimento. Il sonno condiviso si è rivelato tra l’altro utile nella prevenzione della SIDS (sindrome della morte improvvisa in culla), mentre l’uso della fascia si è visto che aiuta il bambino a regolare tutti i suoi ritmi, da quello sonno-veglia a quello respiratorio e cardiaco, oltre a fornirgli una base sicura da cui iniziare ad esplorare il mondo. Lallattamento al seno a richiesta e prolungato nel tempo offre al bambino le fondamenta ideali per la sua crescita sia fisica che emotiva: lo aiuta a costruirsi un efficace sistema immunitario (e quindi ad ammalarsi di meno) e gli dà quella fiducia nella vita che è elemento indispensabile per affrontarla con determinazione, sicurezza e gioia.

Non c’è il rischio di rendere i bambini troppo dipendenti dalle madri?

Ci sono studi e ricerche che hanno dimostrato come tali pratiche non solo non rendono i bambini più dipendenti dalla mamma ma anzi al contrario più autonomi! Perchè un bambino che ha ricevuto ciò di cui aveva bisogno nel momento esatto in cui lo richiedeva, non lo cercherà poi per il resto della sua vita come è costretto a fare chi invece non lo ha avuto al momento giusto. Ma io credo che la testimonianza più evidente dei benefici in termini di crescita emotiva dei bambini “ad alto contatto” sia proprio il loro atteggiamento di indipendenza che dimostrano fin da piccolissimi quando, dopo una ciucciatina al seno della mamma, si staccano felici per andare alla scoperta del mondo…

C’è un tempo massimo per praticare queste pratiche? In altre parole quanto ad esempio un bimbo può dormire nel lettone con mamma e papà, può essere allattato o portato?

Nell’accompagnare un bambino lungo il percorso delicato della sua crescita non si possono seguire tabelle di marcia o le istruzioni dei manuali, bisogna seguire il bambino stesso: è lui che ci indicherà i suoi tempi che andranno il più possibile rispettati. Il tempo del maternage, cioè della simbiosi mamma-bambino, è di circa due anni ma ogni bimbo è diverso dall’altro e c’è chi ha necessità di tempi più lunghi. A volte poi è la mamma che fa fatica a staccarsi dal bambino, il bambino lo sente e la accontenta…

Il contatto pelle a pelle è la base per costruire caratteri forti. La letteratura in questo senso è molto ricca: ecco alcuni consigli bibliografici:

Balsamo E., Sono qui con te, Il leone verde, 2007

Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Normalità, patologia, terapia, Cortina Raffaello 2007

Weber E., Portare i piccoli, Il leone verde Torino 2007

McClure V., Massaggio al bambino, messaggio d’amore , Bonomi, Pavia, 2001

 

 

 

Silvia Musso

Dopo aver conseguito la laurea in Antropologia Culturale all'Università Ca' Foscari di Venezia, ha proseguito i suoi studi con un Master in Sviluppo Sostenibile e Promozione del Territorio. Ha coordinato la segreteria di AICA (Associazione Internazionale Comunicazione Ambientale) portando in Italia la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, coordinando le prime due edizioni italiane.

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Silvia Musso

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