Quale futuro per il petrolio?

La pandemia del Coronavirus ha cambiato in modo radicale il mondo dei mercati petroliferi. Nessuno al momento sa bene cosa succederà, e si può soltanto prendere atto che quello che ha avvenuto nel 2020 non ha precedenti nella storia recente dell’umanità.

Tutto è cambiato dall’oggi al domani. E anche il consumo e la richiesta di petrolio di conseguenza è cambiata. Il Covid ha distrutto l’economia e anche quella petrolifera ha subito uno scossone che probabilmente ha decretato la parola fine al consumo di petrolio. Non ora certo, ma nel lungo periodo si dovrà per forza consumare meno petrolio.

La crisi climatica e le politiche vanno in una direzione più green e sostenibile. I mercati dell’energia ne stanno tenendo conto e anche gli analisti più acuti stanno facendo riflessioni in questo senso: il futuro dell’energia è a basse emissioni e senza combustibili fossili.

Bisogna completamente re-immaginare i nostri paradigmi: l’inversione di tendenza è già in atto ma sta solo alla coscienza di tutti premere il freno e rallentare, dato che il pianeta è diventato ormai sempre meno sostenibile. Ormai i mercati dell’energia si sposteranno sempre più verso le energie rinnovabili o altre forme di energia a zero o basse emissioni di carbonio.

La transizione energetica è sempre più voluta, a più livelli, soprattutto politici. E quindi ben venga il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti rinnovabili all’interno di una più grande transizione verso economie sostenibili attraverso l’uso di energie rinnovabili, l’adozione di tecniche di risparmio energetico e di sviluppo sostenibile.

Alcuni hanno già una data: la previsione della fine dell’industria dei combustibili fossili è per l’anno 2028: stando a Jeremy Rifkin, ci sarà l’esplosione della «più grande bolla della storia».

Certo, tra le buone intenzioni e la realtà, ci sono sempre tante problematiche fasi intermedie. Alcuni paesi ancora spingono l’acceleratore e non hanno intenzione di ridurre la produzione di petrolio, sebbene gli accordi di Parigi abbiano sancito un serio progetto per l’addio a gas, petrolio e carbone. 

Non è certo una transizione facile: nel medio lungo periodo, la domanda di petrolio è destinata a stabilizzarsi per poi calare. Così sarà per i prezzi e quindi si innescherà in automatico un sistema per cui ai produttori non sarà più conveniente produrre petrolio (che ha costi comunque elevati) e poi le pressioni degli ambientalisti e le politiche sostenibili metteranno fuori gioco i produttori scellerati che adottano politiche devastanti per l’ambiente.