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“Falso indaco” di Federico Anelli: una torbida storia sul Delta del Po

Un romanzo dal respiro internazionale, un thriller dai numerosi colpi di scena e con dialoghi serrati, divertenti, originali. Questo “Falso indaco” di Federico Anelli, copywriter e scrittore milanese, sorprende per maturità e stile. Pubblicato bella collana Impronte della Todaro editore, è ambientato nel suggestivo e malinconico Delta del Po, un paesaggio nebbioso e isolato che l’autore paragona per atmosfere al Delta del Mississippi, in una intervista recente. In questa “zona di frontiera” un misterioso omicidio “rivelerà l’anima nera di una piccola comunità di provincia, popolata da personaggi imperscrutabili come la nebbia che li ha partoriti”.

“Il paese sorgeva proprio sul delta del fiume, dove le acque dolci del Po incontrano quelle salate dell’Adriatico, un presepe umido costruito intorno alla laguna, con una chiesa, quattro bar, tre trattorie e qualche negozio che resisteva da decenni, noncurante dei colossi online che stavano divorando ogni forma di commercio”

Sono molteplici i punti di forza di questo romanzo molto denso: prima di tutto, l’evidente qualità di scrittura, che deriva sicuramente dal lavoro di pubblicitario dell’autore, ma anche dai grandi autori di thriller a cui sicuramente farà riferimento – ci ho visto echi di Joe Lansdale, Elmore Leonard, Michael Connelly; poi, dei dialoghi davvero riusciti: non stancano, realisti, crudi e divertenti quando serve. Le parole, sono tutte ben dosate.

Ancora, i personaggi – numerosi – che si intrecciano durante la storia sono ben caratterizzati e definiti: abbiamo Astor Benassi, un ex poliziotto, ora gestore di un B&B con la figlia, distrutto dal dolore per la scomparsa della moglie e ancora molto legato, ossessionato, da una vicenda personale molto violenta accaduta durante dai fatti del G8 di Genova. Poi c’è sua figlia, Lucinda, una delle poche figure che appare sinceramente pura e senza peccato, con la passione per il canto country, con il quale c’è un rapporto altalenante, ma ovviamente molto intenso. Ancora, una combriccola di veneti, appassionati bevitori e mangiatori, che girano intorno al negozio di barbiere di Nando, che accoglie vari personaggi tra cui Klondike, Zeno, Bialetti, “qualche altro animale del luogo”. E poi forse il personaggio più memorabile, il commissario Mino Fortuna,  trasferito da Salerno al Nord, occhialini, baffetto, aria malinconica e una grande passione per la musica napoletana, le canzoni di Murolo e le donne di una certa età.

Foto di Alessandro da Pixabay

Flannery O’Connor “Un brav’uomo è difficile da trovare”.

Attorno a questi numerosi personaggi si sviluppa un intrigo che parte dal ritrovamento di un cadavere, il ragazzo più bello del paese, nelle acque del fiume: morto suicida o assassinato? Figlio di due gestori di un importante ristorante della zona, questo omicidio sarà la miccia che farà esplodere una bomba nell’anonima e apparentemente calma comunità del luogo.  

Anelli è molto bravo nel costruire, tassello dopo tassello, una storia che sa essere cupa ma a tratti anche divertente: l’ex poliziotto e il commissario si troveranno, in modo più o meno dichiarato, a collaborare nella soluzione del caso. La sensazione che emerge nella lettura è quella di una comunità senza speranza, che spesso in una tranquillità di facciata nasconde losche storie e tremende dinamiche criminali.

Prevalgono i toni oscuri, sia nel paesaggio che nei personaggi – lo stesso ex poliziotto è sostanzialmente un uomo solo e derelitto, che cerca conforto nell’alcol e nel delirio alcolico parla con il fantasma della moglie rievocato da un pacchetto di fiammiferi. Ma molto spesso vengono alternati a vicende e scene quasi di folclore veneto, con gli uomini che mangiano moache fritte, si impantanano fino alle ginocchia nel fango alla ricerca di pesci, e tirano avanti nelle loro vite stanche e senza senso.

Poi entreranno in gioco strane e inquietanti filastrocche, storie di ricette e di rapporti d’amore conflittuali, enigmi e storie antiche, sesso e gare clandestine, tutte vicende losche da tenere sotto il tappeto E alla fine, l’intera vicenda non farà altro che confermare – dopo alcuni colpi di scena – l’anima nera di questa piccola comunità di provincia, popolata da personaggi affascinanti ma “imperscrutabili come la nebbia che li ha partoriti”.

Un bel romanzo questo di Anelli, che resta in mente ancora al termine della lettura: una storia torbida, di nebbia e rancore, dove in fondo non si salva nessuno, dove ognuno ha un passato altrettanto scuro e doloroso, un fardello duro da portare con sé. E chissà se, dopo il brillante esordio di questi due personaggi, Astor e Mino, l’ex poliziotto e il commissario depresso, torneranno in una nuova, avvincente storia in futuro.

Antonio Benforte

Vice-presidente dell'associazione culturale, scrive su Econote.it dal 2008. Giornalista e social media manager, crede nelle potenzialità della rete e in un mondo migliore, e nel suo piccolo si impegna ogni giorno per renderlo tale.

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