Nano-inchiesta: quello che non sai sulla raccolta differenziata

Questa piccola inchiesta sulla raccolta differenziata, firmata da Antonio Benforte e Marianna Sansone, è stata pubblicata sul numero di luglio di “nano”, il nuovo free press napoletano tascabile, che “Ti accompagna di giorno e ti diverte la notte“.
Un magazine di informazione e di cultura, rivolto ai giovani, con un dettagliato calendario di eventi sulla movida napoletana. Ma non solo, visto che al suo interno è possibile trovare articoli di approfondimento come questi.
Maggiori informazioni su “nano” le trovate qui e qui.

1 – Convenzionalmente la crisi dei rifiuti in Campania si fa iniziare con la dichiarazione dello stato di emergenza nel 1994, quando venne nominato il primo Commissario di Governo con poteri straordinari. Sempre del 1994 è il decreto Ronchi che prevedeva la partenza della raccolta differenziata dei rifiuti sul territorio nazionale. 14 da allora, i commissari straordinari nella regione.

2 – Il problema dell’immondizia in Campania ha radici antiche, e mescola incapacità amministrative a smaltimenti illegali, interessi camorristici e menefreghismo della popolazione.
Le soluzioni del nuovo Premier Silvio Berlusconi sono:
L’apertura di nuove discariche, tra cui Savignano, Santarcangelo e Chiaiano
La costruzione di nuovi termovalorizzatori oltre quello ad Acerra.
Un intervento straordinario di volontari da tutta Italia per dare il colpo finale alla raccolta della spazzatura delle strade a Napoli e consegnare contenitori differenziati.

3 – In tutta Italia c’è una buona cultura sul riciclaggio di materiali. Purtroppo a nord la percentuale è molto più ampia rispetto il sud. In particolare, Napoli è indietro per quanto riguarda la raccolta differenziata. Siamo fermi intorno al 6 %. Non mancano pero esempi di successo, come Lucana, Bellizzi e Mercato San Severino, tutti in provincia di Salerno, con una percentuale che va dall’80 al 90 %. La media nazionale (dati 2005) è al 24%; al Nord al 40%. Riciclare vetro, plastica, lattine, carta deve diventare una delle priorità delle nuove generazioni campane, per far sì che sia sempre di meno il quantitativo di rifiuti da mandare nelle discariche.

4 – Ecco alcuni esempi derivati dal riciclo dei materiali
10 flaconi di plastica = una sedia
45 vaschette di plastica = una panchina
640 lattine = un cerchione per auto
800 lattine = una bicicletta
3 lattine = una montatura per occhiali
37 lattine = una caffettiera
20 bottiglie di plastica – un maglione di pile.
In generale dalla plastica si possono ottenere tantissimi oggetti, maglioni, moquette, sedie, panchine e molto altro ancora.

5 – Moltissimi sono i materiali riciclabili: Alluminio, Vetro, Tetra Pak, Carta, Plastica e addirittura l’Umido, che trattato può essere riutilizzato come compost. Alcune accortenze: non tutti i tipi di carta possono essere riciclati, come ad esempio carta unta, sporca di colla o altre sostanze. Per la plastica, invece, è importante che le bottiglie non siano schiacciate dall’alto verso il basso, ma solo appiattite per tutta la lunghezza.

6 – Altri dati per riflettere sull’importanza della differenziata e di un ridimensionamento dei nostri stili di vita.
Il mercurio contenuto in una sola pila inquina 1.000 litri d’acqua e 20 quintali di cibo.
Da 100 kg di vetro si ottengono altrettanti kg di vetro riciclato. Occorrono invece 120 kg di silice, carbonato di sodio e calcio per ottenere 100 kg di prodotto nuovo.
Ogni anno vengono prodotte in Italia 1 miliardo e mezzo di lattine.
Ogni uomo produce ogni anno 500 kg di rifiuti, in media 37 tonnellate per tutta la vita.
1000 anni la natura impiega per estinguere una scheda telefonica, dai 15 giorni ai 3 mesi per un torsolo di mela. Per un chewing gum ci vogliono 5 anni e per una bottiglia di vetro 4000 anni.

7 – Una delle possibilità concrete per avere buoni risultati a Napoli ed uscire dall’emergenza sarebbe iniziare il metodo porta-a-porta, che quasi obbliga il cittadino a differenziare. Al di là di tutte le difficoltà tecniche e logistiche, perché non provarci? In parallelo, si potrebbe iniziare – per produrre meno rifiuti – a comprare prodotti alla spina. Ma in Campania e in tutto il sud sono ancora troppo pochi i negozi di questo tipo.