Pacchetto Clima, si apre un tavolo tecnico

L’Italia non è la sola a chiedere il rinvio del piano contro il riscaldamento climatico entro l’anno. La necessità di raggiungere un accordo è importante, ma da più paesi arriva questa richiesta, soprattutto dall’Est Europa, che voglio dire, non sono tra i più all’avanguardia sul tema, o meglio, quelli su cui appoggiarsi per far valere la propria posizione.
Senza importanti modifiche delle misure previste non sarà possibile trovare quell’unanimità necessaria per l’accordo a dicembre, secondo il parere dell’Italia.
Il nostro Ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo ha chiesto un negoziato per ottenere i cambiamenti nel pacchetto, o meglio una valutazione diversa perché ci troviamo “in tempo di crisi”.
La Commissione europea ritiene che per l’Italia i costi non supereranno i 13 miliardi di euro mentre Confindustria dice che essi si aggireranno tra i 20 e i 27 miliardi di euro per ridurre le emissioni di CO2. E si teme che i costi del piano incideranno negativamente sulle industrie.
È una buona motivazione per dire: “no, il clima per ora non è importante?”.
Perché bisogna pensare alle industrie. Mi sembra un controsenso evidente, anzi di più. Modificare un pacchetto clima che pensi all’ambiente, perché altrimenti ne risentiranno le industrie che inquinano. È il colmo.
Il commissario Ue all’Ambiente, Stavros Dimas, dice che è necessario approvare il testo quanto prima e che questi costi non siano quelli effettivi per il nostro paese.
Ma al momento ha ha accettato la proposta di stabilire un «tavolo tecnico» per verificare insieme ad esperti del governo italiano le stime dei costi e dei benefici del pacchetto su clima ed energia.
Quindi i funzionari della Commissione e del governo italiano si incontreranno nei prossimi giorni a Bruxelles.
I prossimi giorni, quindi, saranno fondamentali. Anche se ci sono paesi in difficoltà, bisogna trovare un accordo e pensare al futuro della nostra terra. Le chiacchiere stanno a zero.