Chi fa i tuoi vestiti?

Siete a passeggio per le affascinanti vie di Berlino, reduci da una giornata di shopping o sul punto di intraprenderla. In Alexanderplatz vi si para davanti un’invenzione geniale: un rivenditore automatico di magliette a soli due euro. Perché no? Una maglietta comoda da portare a casa al prezzo di due caffè è un affare.

“Chi fa i tuoi vestiti?”

All’improvviso, invece che erogare la maglia il rivenditore automatico  vi parla, si riferisce a voi e attraverso un video vi porta a conoscere chi produce i vostri vestiti. Si tratta di un’istallazione ad opera della Fashion Revolution in occasione del Fashion Revolution Day, giornata avente luogo il 24 aprile al ricordo della tragedia di Rana Plaza, in Bangladesh, avvenuta il 24 aprile 2013.

Quest’anno l’idea è stata disporre dei rivenditori che prima di erogare la merce scelta informassero il cliente. Il video informativo ci proietta istantaneamente in una realtà dove la giornata lavorativa è di 16 ore, la paga è 13 centesimi l’ora, la sicurezza a lavoro non esiste e i lavoratori sono per lo più donne o bambini. Si tratta della realtà dietro la maggior parte dei brand che portiamo dalla testa ai piedi. Al termine del filmato la macchina ci chiede se vogliamo devolvere i due euro alla causa o procedere invece verso l’acquisto del prodotto.

Foto di: Solidarity center
Primo anniversario del disastro di Rana Plaza Foto di: Solidarity center

Molte realtà, stesso problema

Dalle ceneri del disastro non nasce solo una commemorazione, ma un appuntamento che vuole portare la catena di produzione sotto i riflettori, vuole creare coscienza su ciò che indossiamo e lavorare per un futuro più sostenibile. L’iniziativa intavola un grosso problema, che sotto diverse sembianze attraversa temi e questioni, dal degrado ambientale all’economia, ma rimane sempre lo stesso. È il problema di essere solo un piccolo anello della catena, di montaggio, smaltimento o allevamento che sia, e di perdere pertanto di vista gli anelli più lontani. Com’è naturale, non si nasce consapevoli delle lontane parentele delle nostre azioni, di chi si sacrifica per ciò che acquistiamo o delle conseguenze delle nostre scelte, ma un po’alla volta potremmo diventarlo e potrebbe farci bene.

Secondo la Fashion Revolution possiamo veramente cambiare le cose, se solo le avessimo davanti agli occhi. Così ci ritroviamo a fare i conti con il ragazzino o la mamma che cuce instancabilmente tutto il giorno e ci chiediamo se devolvere i due euro o prendere comunque la maglietta.

La maggior parte delle persone, circa il 90% ha donato i due euro invece che prendere la maglietta.

Foto di: International Labour Organization (ILO) Department of Communications
Foto di: International Labour Organization (ILO) Department of Communications