Dana Meadows. Origini e futuro del pensiero sistemico

Guerra, povertà, degrado ambientale sono problemi che derivano da una mancata o limitata comprensione di come funzionano i sistemi. E’ dunque necessario modificare il nostro modo di pensare per orientarsi verso uno sviluppo sostenibile.

Pubblicato nel 1972 Limits to Growth fu il primo storico libro che mostrava le conseguenze della crescita incontrollata sul pianeta e da quel momento la sua autrice principale, Donella Meadows, è rimasta un punto di riferimento dell’analisi ambientale e sociale fino alla sua morte avvenuta nel 2001, all’età di soli 60 anni. A 18 anni dalla sua scomparsa arriva in libreria Pensare per sistemi, libro postumo curato nell’edizione italiana da Stefano Armenia, Presidente del SYDIC (Chapter Italiano della System Dynamics Society) ed edito da Guerini Next, con prefazione di Carlo Petrini (Fondatore di Slow Food International ed Ambasciatore Speciale della FAO per il progetto “Zero Hunger”) ed il supporto amichevole di Piero Angela.

Pensare per Sistemi è un libro sulla comprensione della realtà che ci circonda, e sul problem-solving a livello personale, organizzativo e globale. Edito nella sua prima stesura da Diana Wright, del Sustai­nability Institute, questa essenziale introduzione al pensiero sistemico sposta l’attenzione dal reame delle equazioni e delle simulazioni verso la realtà quotidiana di persone e organizzazioni, mostrando come sviluppare le abilità e competenze del pensiero sistemico che sempre più leader in tutto il pianeta considerano critiche ed indispensabili per la vita nel XXI secolo.

ORIGINE DEL LIBRO

Dana Meadows completò una prima stesura di questo libro nel 1993. Il manoscritto non fu pubblicato a quel tempo, ma circolò in maniera informale per diversi anni. Dopo la sua morte, apparve chiaro che i suoi scritti continuavano a essere utili a una grande varietà di lettori e studiosi.

Nell’ epoca in cui Dana Meadows scrisse il libro era una ricercatrice del Pew Charitable Trusts per il programma di conservazione ambientale, era parte del Comitato di ricerca ed esplorazione della National Geographic Society, e insegnava sistemi, ambiente ed etica al Dartmouth College. In ogni aspetto del suo lavoro, era immersa negli avvenimenti del momento. E comprendeva bene come tali eventi costituissero il comportamento più evidente di sistemi spesso complessi.

“A quel tempo, mentre viaggiava per partecipare a incontri e conferenze, Dana era solita leggere l’International Herald Tribune, e in una sola settimana trovò molti esempi di sistemi che avrebbero dovuto essere meglio gestiti, o completamente riprogettati. Li trovò in un quotidiano perché tali sistemi ci circondano ogni giorno. Una volta che cominciate a leggere gli eventi del giorno come parte di tendenze di lungo periodo, e tali tendenze come sintomi della struttura sistemica sottostante, sarete capaci di prendere in considerazione nuovi modi di gestire e di vivere un mondo fatto di sistemi complessi. Pubblicando il manoscritto di Dana, spero di riuscire a migliorare la capacità del lettore di capire e discutere i sistemi che lo circondano, e il suo agire per migliorarli” scrive nella sua introduzione al libro la curatrice Diana Wright.

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PENSIERO SISTEMICO

Il mondo continua a cambiare rapidamente e diventa più complesso, il pensiero sistemico aiuta a gestire, adattare e vedere la vasta gamma di scelte che ognuno ha davanti a sé. È un modo di pensare che offre la libertà di individuare le cause profonde dei problemi e di vedere nuove opportunità.

La teoria dei sistemi moderna, legata a computer ed equazioni, nasconde il fatto che tratta verità conosciute, a un qualche livello, da tutti.

Dall’epoca della Rivoluzione industriale, la società occidentale ha beneficiato della scienza, della logica e del riduzionismo a scapito dell’intuizione e dell’olismo. Psicologicamente e politicamente siamo più inclini a presumere che la causa di un problema sia «fuori» piuttosto che «dentro». Problemi molto gravi sono stati risolti focalizzandosi su agenti esterni: prevenire il vaiolo, aumentare la produzione di cibo, spostare grandi pesi e un gran numero di persone rapidamente e su lunghe distanze. Tuttavia, dal momento che sono integrate in sistemi più ampi, alcune delle «soluzioni» hanno creato ulteriori problemi. E alcuni problemi, quelli più radicati nella struttura interna dei sistemi complessi, i veri disastri, si sono ben guardati dallo «sparire».

Interpretare il presente “pensando per sistemi” può dunque orientare il futuro verso uno sviluppo sostenibile e verso la risoluzione di alcuni dei grandi problemi dell’umanità, spesso letti come “errori di sistema” ma che di fatto sono il risultato di azioni volontarie e involontarie degli attori del sistema.

Riconoscere i «punti di leva», ovvero quei luoghi di un si­stema in cui un piccolo cambiamento può portare a grandi e durature trasformazioni, è lo scopo dell’approccio e può essere utile a manager, amministratori, ricercatori, formatori, consulenti e a qualunque agente del cambiamento, a livello globale e personale.

 

L’AUTRICE   

Donella Meadows (1941-2001) si era formata in chimica e biofisica con un dottorato di ricerca (Ph.D.) alla Harvard University. Nel 1970, entrò a far parte del gruppo del Massachusetts Institute of Technology guidato da Dennis Meadows che produsse World3, un modello al computer di tipo globale che esplorava le dinamiche della popolazione umana e della crescita economica nel nostro pianeta «finito». Nel 1972, fu l’autore guida de I limiti dello sviluppo, il libro che portava al grande pubblico le intuizioni e i risultati del progetto World3I limiti è stato tradotto in ventotto lingue e fece esplodere in tutto il mondo il dibattito sulla capacità portante della Terra e sulle scelte dell’umanità. La Meadows continuò a occuparsi di modelli e sviluppo globale scrivendo altri nove libri e, per quindici anni, tenne una rubrica settimanale, «The Global Citizen», riflettendo sullo stato della nostra società e sulle complesse connessioni del nostro mondo. Nel 1991, la Meadows ebbe il riconoscimento come Pew Scholar per il programma di conservazione ambientale, e nel 1994 ricevette una Mac Arthur Fellowship. Nel 1996, fondò il Sustainability Institute per applicare il pensare per sistemi e l’apprendimento organizzativo alle sfide economiche, ambientali e sociali. Dal 1972 fino alla sua morte nel 2001, la Meadows insegnò nel programma di studi ambientali del Dartmouth College.