Il Ring Verde di Marcianise – Il video

Da “polmone verde” ad area di degrado e abbandono: ecco quel che resta del “Ring Verde” di Marcianise


Un progetto molto ambizioso che è stato stravolto negli anni fino a versare, oggi, in stato di abbandono. Doveva essere da esempio per  tutte le aree a forte presenza industriale, una delle più imponenti opere di afforestazione (fra le azioni consigliate dal Protocollo di Kyoto per la salvaguardia dell’ambiente) mai realizzata da un Comune italiano. La pianificazione fu affidata all’ufficio tecnico del Comune di Marcianise con la supervisione del dipartimento di botanica dell’Università di Portici che definì anche le essenze arboree da piantumare. Una volta completato il ciclo di crescita, doveva diventare una vera e propria foresta appena fuori dal perimetro urbano, con all’interno dei percorsi in tufo. Nell’area  si sarebbero dovute sviluppare specie animali e vegetali ricostruendo un habitat naturale compatibile con il territorio al fine di riprodurre il paesaggio tipico della Campania Felix, prima dei danni ambientali causati dallo sviluppo industriale.
Il progetto fu finanziato dalla Regione Campania nell’ambito dell’accordo di programma «accelerazione della spesa nelle aree urbane» inserito nel Pit orafo. Lo stanziamento totale, che comprendeva anche gli espropri dei terreni, era di 5 milioni di euro, dei quali 4,7 a carico dell’accordo di programma e trecentomila euro a carico del Comune. Prevedeva una separazione con diversi filari alberati tra la zona industriale e la città in modo da formare un corridoio verde che doveva servire dabarriera contro l’inquinamento, ma che doveva avere anche la funzione di un grande parco urbano che cingeva la città. Il ring, che doveva sorge su un’area di circa 200 mila metri quadri, molti dei quali di proprietà comunale e con una parte espropriata, doveva estendersi per più di mille metri, dalla zona di Trentola, nei pressi del velodromo, fino a Santa Veneranda, e doveva avere una larghezza media di circa 200 metri. Il progetto iniziale è stato fortemente ridimensionato riducendo l’opera di 30.000 metri quadrati. Era prevista la piantumazione di alberi (come cipressi e magnolie con altre piante di riempimento tipiche della zona come i pioppi e i pini) che per le loro caratteristiche avrebbero consentito di formare una barriera sia alla vista che per le correnti d’aria. In questa fascia verde erano previsti percorsi pedonali ed impianti d’irrigazione, ma anche un parco con aree attrezzate con panchine, giochi per bambini, piste da jogging e un laghetto artificiale. La gara fu bandita nel 2008 e nel gennaio del 2010 iniziarono i lavori. Dopo più di dieci anni, del piano originario è rimasto ben poco: un lungo muro di tufo, aree non più espropriate e un parco giochi, di fronte al Velodromo, mai aperto aperto al pubblico, che negli anni è stato depredato dai ladri. Tutta l’area, attualmente, è abbandonata al degrado con cumuli di rifiuti urbani e speciali disseminati dappertutto. Si tratta, purtroppo, dell’ennesima opera incompiuta e abbandonata, con grave spreco di soldi pubblici.