Pirolisi: soluzione all’emergenza rifiuti?

La pirolisi a bassa temperatura è un processo chimico condotto praticamente in assenza di ossigeno a temperature comprese tra 600 e 900°C, in cui avviene la scissione delle molecole organiche con produzione di gas di sintesi, il syngas.
Tutto ciò che non è scisso si ritrova come coke di pirolisi, una sorta di carbonella che può essere utilizzata come combustibile in processi industriali, per produrre ulteriore gas attraverso un processo di cracking o essere messo in discarica, dopo aver subito un trattamento di inertizzazione.
Il gas prodotto è composto essenzialmente da idrogeno, monossido di carbonio, ossido di carbonio e prodotti vari in percentuali che dipendono dalla natura chimica dei rifiuti utilizzati: prima di essere utilizzato deve subire un trattamento per separare le polveri ed estrarre ulteriori particelle metalliche. A questo punto il syngas viene raffreddato e lavato in modo da produrre gas purissimo per la successiva fase di produzione di metanolo.

Parte del syngas è utilizzato per la produzione di energia elettrica necessaria all’autosufficienza dell’impianto stesso. I rifiuti da sottoporre a pirolisi, dopo un primo processo di vagliatura per l’eliminazione delle frazioni ferrose e metalliche, e dei materiali plastici e vetrosi, devono essere sottoposti a processi di compressione ed essiccazione in modo da ottenere dei cubi, in cui sia rimasta la minor quantità d’aria possibile e un’umidità residua del 10% circa.

La pirolisi potrà trattare la frazione umida insieme con la frazione secca del rifiuto, con ottimi risultati che possono toccare punte del 90% di produzione di gas e 10% di residuo inerte in discarica, contro circa il 50% dei termovalorizzatori.

Della nuova tecnica ne ha parlato all’ANSA Angelo Moreno, ricercatore dell’Enea: “In questo modo si consente la minimizzazione dell’impatto ambientale, vale a dire, un minor numero e minore uso delle discariche, che e’ tra i primi obiettivi ambientali nella gestione rifiuti in Italia. Inquinanti quali i composti dello zolfo, gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio diminuiscono fino alla meta’ mentre quelli pesanti si riducono del 40%. Se poi – prosegue il ricercatore dell’Enea – un tale sistema venisse accoppiato con una tecnologia ad alta efficienza, quali le celle a combustibile ad alta temperatura che possono sfruttare in maniera ottimale il syngas prodotto, questa potrebbe rappresentare la soluzione tecnologica ottimale al problema dei rifiuti, dal punto di vista ambientale, energetico, sociale ed economico”.

A.C.