Ancora a questo punto?

Mini-inchiesta dalla facoltà di Ingegneria della Federico II

Da mesi ormai si parla di emergenza rifiuti in Campania. Più precisamente di “monnezza”: una delle poche cose che la provincia di Napoli ha saputo esportare dall’inizio dell’anno. Eppure, dopo tante umiliazioni, nemmeno abbiamo imparato la lezione. A noi cittadini, e soprattutto studenti, ci è stato chiesto un piccolo contributo: cominciare a fare la raccolta differenziata. Ecco come si fa alla Facoltà di Ingegneria della Federico II.

Alluminio, plastica non riciclabile e riciclabile, carta ed umido: cinque tipologie diverse di rifiuto raccolte nello stesso contenitore. Un enorme secchio di colore nero, senza alcuna indicazione affissa, pronto ad accogliere indifferentemente ogni tipo di rifiuto.

Molti studenti, poco responsabili, non sentono propria questa emergenza: non si sentono minimamente coinvolti e responsabili. È anche vero, però, che affiggere sui propri

contenitori ciò che si deve cestinare e cosa non si deve cestinare non costa nulla.

Alla Facoltà di Ingegneria, in via Claudio, a parte un contenitore per la carta per ogni piano (in cui purtroppo si trova di tutto!), ci sono dei contenitori neri un po’ per tutto. Ovviamente anche questi sono privi di alcun cartello che ne specifichi l’utilizzo.

La situazione è molto grave.

Non si chiede all’università di spendere soldi cambiando tutti i contenitori ma di dedicare i cestini a determinate tipologie di rifiuti. Basta un adesivo, un foglio scritto con il pennarello. Magari un adesivo, magari sponsorizzato da “Note ecologiche”, sarebbe un grande inizio.

Poi la “palla” passerebbe nelle sole mani degli studenti, che responsabilmente, dovranno dimostrarsi all’altezza del compito a loro affidato: centrare il canestro giusto, col rifiuto giusto.

È tanto difficile?

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