Intervista a Simona Bassano di Tufillo, in arte Sbadituf, 13 maggio

Notecologiche ha intervistato Simona Bassano di Tufillo, vignettista, presente a 4/R con il suo laboratorio di fumetto per le scolaresche e con le vignette tratte da “STAR TRASH – sacchetti in mondovisione” edito dalla Lavieri.

Prima di queste vignette sui rifiuti hai realizzato dei fumetti sul Burka. Temi sempre pesanti, quindi, trattati in maniera leggera. E sentivo prima che durante il laboratorio incitavi i bambini con ironia a trattare questi temi seri.

Sì, perché ormai la situazione non ci permette di essere disinformati. È importante essere consapevoli che quello della spazzatura è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più grande, rappresentato dalle discariche abusive e dai rifiuti tossici. Un problema che ci riguarda da vicino, non solo noi campani.

Ma c’è disinformazione. Lo abbiamo visto anche con il caso delle mozzarelle diossinate. È scoppiato un caso per le mozzarelle, ma in realtà la diossina, purtroppo, non è solo nelle mozzarelle, ma è nella verdura, nei pomodori. È evidente, quindi, come l’informazione non sia sempre completa e tralasci dei particolari. Quindi noi non possiamo fare altro che seguire la metodologia dei vari Grillo: informarsi, essere presenti ed essere impegnati su questo fronte che ci riguarda da vicino. Conviene a noi, in prima persona. Dobbiamo farci sentire, e ricordare a tutti che non siamo sudditi o cittadini di serie B ma cittadini italiani e per questo abbiamo gli stessi diritti di tutti.

Come nasce l’idea di fare un fumetto su una cosa tanto seria?

Affacciandomi da casa – io abito a Pozzuoli, al momento – vedevo pian piano crescere questo ridente monte di rifiuti. Da un lato vedevo il mare, dall’altro la montagna. E mi sono chiesta: “Napoli: città di mare o città di montagna?”. Ho iniziato a pormi dei quesiti e ad immaginare questi sacchetti che ad un certo punto si animavano e, con santa pazienza, si sceglievano la loro discarica. È cominciata così, immaginando i sacchetti che dicevano la loro. Gli ho dato un po’ la parola, dunque. Dopo i sacchetti, ho visto che c’era molto altro dietro. È uscito Biutifùl Cauntri, ho avuto modo di informarmi ed è nato un fumetto sì molto ironico, ma che non affronta solo i problemi della spazzatura ma anche di quello che c’è dietro, che è tanto, veramente tanto.

Qual è la vignetta a cui tieni di più e che ti è costato di più fare?

Guarda, tra tutte quelle in cui si evince che esiste un quantitativo sconfinato di discariche abusive. Ci sono 2551 discariche abusive e siti da bonificare sui quali non si è fatto ancora nulla. Questa è una situazione di cui mi sono resa conto e che mi ha sconvolta, e per questo sono anche vignette non sufficientemente distaccate come altre. Perché non è il rifiuto solido urbano il problema più grande, come dice anche l’autore della postfazione del mio libro, Marco Palasciano, che il rifiuto solido urbano non può portarci che “un po’ di tifo”, al massimo. Ma tutto il resto ci porta ben altro, malattie impensabili e problemi che ancora non abbiamo compreso del tutto.
La vignetta che ho amato di più, invece, è quella con la quale si pone l’accento sul fatto che le industrie del nord-est sono venute qui a sversare i loro rifiuti tossici. In questa vignetta c’è un sacchetto tossico, arancione, col teschietto, che parla con due tipici rifiuti napoletani. E lui dice a loro: “sono un immigrato clandestino. Vengo dal nord-est”.

Qual è la risposta dei bambini durante il laboratori?

I bambini sono ricettivissimi. Sono stata di recente in una scuola media, alla Fiorelli, dove hanno fatto dei disegni bellissimi, pieni di idee. Dopo aver visto solo due o tre vignette, hanno inventato delle cose eccezionali. Alcune vignette anche crudissime, con i morti e i sacchetti che ci camminano sopra. La loro risposta è vera, e ti mostrano subito quello che arriva a loro. Loro sanno, sono consapevoli del disastro in atto e allora è meglio che siano informati in modo completo, dal momento che sono i cittadini del futuro. È importante fare una bella formazione su di loro, fargli capire che devono cercarsi loro le informazioni.

Qual è il messaggio che vogliamo lanciare ai giovani del futuro?

Di essere consapevoli, di essere impegnati, ma non perché è bello e figo, ma perché è l’unico modo di sopravvivere, per esserci e per fare valere i propri diritti.

Questa Campania ce l’ha qualche speranza, secondo te?

Fin quando ci sono i napoletani, i campani in generale, che hanno un’intelligenza, un’ironia, una capacità di vivere tutto con leggerezza, almeno ci sarà questo tipo di sfogo. L’altro lato della medaglia è che siamo troppo accomodanti. Ci abituiamo a tutto, ci teniamo tutto e quindi rimaniamo lo sversatoio d’Italia. Io spero che diventiamo un po’ più “incazzatielli” e un po’ meno simpatici.

A.B. & M.Sans.