L’ironia tutta napoletana

L’ironia è un’arma che i partenopei usano per campare, per superare e’ nuttate e per far passare messaggi fondamentalmente seri e impegnativi sull’onda di un sorriso. Questa premessa per presentarvi “La Canzone delle Cave” che mi ha inviato il dottor Antonio Marfella, il quale non ha bisogno di mie presentazioni.


La Canzone delle Cave

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La Canzone delle Cave, altrimenti nota come La Leggenda delle Cave (di Chiaiano) è una delle più celebri canzoni patriottiche campane. Il brano fu scritto nel 2008 dal maestro Enzo Antonio Marfella (noto con lo pseudonimo di E.A. Marf), il quale rinunciò ai diritti d’autore sulla canzone, anche per non essere messo sotto inchiesta per plagio per la chiara ispirazione a “LA LEGGENDA DEL PIAVE”.

I fatti storici

Nella primavera-estate del 2008, la 3a Armata dell’Esercito Italiano occupò le cave tra Chiaiano Vecchia e Chiaiano nuova. Durante lo svolgersi della battaglia, denominata “Battaglia del Titanic”, fu messa a gravissimo rischio la salute di non meno di 84.600 cittadini italiani tra Chiaiano di Napoli, Marano e Mugnano e 149.000 militari italiani-impregilo-austro-ungarici. La partita in gioco ufficialmente era la salute di almeno 6 milioni di cittadini italiani ma era a tutti noto che la vera posta in gioco nella falsa “emergenza” dei rifiuti campani era il mantenimento della smisurata ricchezza priva di scrupoli morali di poche decine di imprenditori imperiali del lombardo veneto e di pochi traditori camorristi campani.


LA LEGGENDA DELLE CAVE

(MAGGIO 1918 – LA LEGGENDA DEL PIAVE)

Chiaiano mormorava calma e placida al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l’esercito marciava per raggiunger la frontiera
per fare ai cittadini una barriera…..
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar di ronde…..
Era un presagio poco lusinghiero…..
Chiaiano mormorò: “Non passa lo straniero!”

Ma in una notte triste si parlò di tradimento
Chiaiano udiva l’ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poiché il nemico irruppe sul muretto.
Profughi ovunque da palazzi e monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S’udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio di ronde……
Come un singhiozzo di quel giorno nero
Chiaiano mormorò: “Ritorna lo straniero!”

E ritornò Impregilo con orgoglio e sempre fame
volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il buco aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse la Cava, no, dissero i fanti,
mai più Industria e Camorra un passo avanti!
si vide nelle Cave un rigonfiar di sponde
e come i fanti combattevan l’onde.
Rossa di sangue e di tossico vero,
La Cava comandò: “Indietro va’, straniero!”

Indietreggiò il rifiuto fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l’ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
rifulgere Ortolan, Grillo e Battisti! (Franco Ortolani, Beppe Grillo e GiavanBattista de’Medici, ndr)
L’onta inquinante e il secolare errore
Infranse alfin l’italico valore
Sicure l’Alpi, libere le sponde,
tacque la Cava, sparirono le ronde.
Sul patrio suol “puliti” i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!