Condanna ingiusta contro i due attivisti Greenpeace

Tiene con il fiato sospeso Greenpeace la vicenda dei due attivisti giapponesi, Junichi e Toru, condannati a un anno di carcere. I due membri dell’associazione, occupati nella lotta contro la caccia delle balene, sono stati condannati per furto e violazione di domicilio. Infatti i due, ribattezzati Tokyo Two, erano riusciti a impossessarsi di due casse di carne di balena provenienti dalla nave Nisshin Maru, che erano destinate all’equipaggio. In questo modo, avevano smascherato il contrabbando di carne di balena a bordo di questa nave (la vicenda è spiegata in modo dettagliata qui).

Ma poco importa il buon fine dell’azione, ai loro danni è arrivata una sentenza a nostro avviso ingiusta ed enorme per l’entità del reato commesso, soprattutto dal momento che la loro azione ha permesso di informare l’opinione pubblica mondiale sui traffici di carne di balena nell’Atlantico.

Già sono partite numerose le proteste, in tutto il mondo, per impedire che i due attivisti vengano incarcerati.

Ecco spiegata, sul sito di Greenpeace, la vicenda:

“Junichi e Toru sono stati arrestati all’alba del 20 giugno 2008 nelle loro case per ordine del pubblico ministero del Distretto di Aomori. Da Tokyo, sono stati immediatamente trasferiti ad Aomori (nel Nord del Giappone). Lo stesso giorno, oltre quaranta poliziotti hanno perquisito l’ufficio di Greenpeace in Giappone, sequestrando cellulari, documenti e computer. Le case di altre cinque persone dello staff di Greenpeace sono state perquisite. Arrestati il 20 giugno, i ‘T2’ sono rimasti in carcere senza alcuna formale accusa per il massimo del tempo consentito dalla legge del Giappone: 23 giorni. Solo l’11 luglio vengono formalmente accusati di “furto e violazione di domicilio” e il 15 luglio rilasciati su cauzione.

Il processo ai ‘T2’ è iniziato solo il 15 febbraio 2010, a circa un anno dal loro arresto, presso la corte di Aomori, e si è concluso l’8 giugno 2010, con la richiesta di una pena di un anno e sei mesi di carcere da parte dal pubblico ministero della Corte del Distretto di Aomori. Si tratta del periodo di carcere più lungo mai richiesto per un attivista di Greenpeace in quarant’anni di storia dell’organizzazione. Il verdetto emesso oggi è assolutamente immeritato per chi si batte con il solo fine di salvare le balene.”

Econote si unisce alla protesta e si augura che la vicenda finisca con un lieto fine, ovvero con la scarcerazione dei due attivisti.