Viene definita Pesca INN: illegale, non dichiarata e non documentata; e noi Italiani stiamo dimostrando di essere dei veri maestri in questa disciplina grazie alla flotta di pesca illegale più vasta di tutto il Sud Europa.
La notizia emerge da un dossier realizzato da Lav, Legambiente e Marevivo e riporta dei dati imbarazzanti per l’immagine del nostro Paese all’interno dell’Unione. In particolare il dossier denuncia l’uso illegale delle reti spadare, messe al bando sia dalle Nazioni Unite che dall’Unione Europa da ormai quasi dieci anni, e delle ferrettare. Queste tecniche di pesca oltre ad essere deleterie per il paesaggio sottomarino sono pericolose per decine di specie protette come delfini, tartarughe e squali che restano accidentalmente impigliati.
Nonostante le misure restrittive governative non si riesce a limitare questa pesca feroce e sconsiderata. Proprio questo ultimo anno ha registrato statistiche e dati allarmanti, infatti, solo nella prima metà, 37 pescherecci sono stati sanzionati per uso illegale delle reti sopracitate. Dai dati raccolti nel dossier è stato possibile, inoltre, realizzare una vera e propria mappa dei cosìdetti “porti pirata”: Ponza, Bagnara Calabra, Lipari, Porticello, Santa Maria La Scala. In queste località viene ospitato più di un terzo di tutta la flotta pirata e nella maggior parte dei casi l’attività di pesca che parte da questi porti si avvale delle piena tolleranza da parte delle autorità locali. E’ importante sottolineare che negli ultimi sei anni sono stai solo 300 i pescherecci sanzionati dalle Capitanerie di porto.
Le tre associazioni che hanno redatto il dossier affermano: “Il ripristino della legalità nella pesca non solo è una condizione indispensabile per il recupero degli ecosistemi marini ma è anche un elemento imprescindibile per lo sviluppo di una pesca realmente sostenibile. E’ nell’interesse della parte sana del settore garantire che chi viola le regole venga escluso dalle attività di pesca. Per questo l’applicazione delle nuove sanzioni previste dall’Unione Europea nei confronti di cittadini e pescherecci europei coinvolti nella pesca INN potrebbe costituire un serio deterrente alla pesca pirata.”
La massima pena prevista come sanzione è 4.000 euro, che si dimezza per chi patteggia. Come riportano gli atti giudiziari spesso le reti non vengono neanche sequstrate e alcuni pescherecci sono stati sanzionati anche a distanza di pochi giorni. In un Decreto del 1998 è prevista la sospensione dell’autorizzazione di pesca dai 3 ai 6 mesi ma dagli atti non risulta sia mai stata applicata.
Oggi rispetto già a qualche anno fa l’Unione ha degli strumenti più efficaci per controllare il rispetto o meno delle direttive da parte degli stati membri. Proprio dal 1 gennaio 2010, infatti, l’Unione Europea ha adottato un nuovo regolamento riguardo alla Pesca INN ed è auspicabile che grazie ad esso riesca a limitare la diffusione di una pesca priva di qualsiasi criterio.
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