Come stiamo reagendo ai cambiamenti climatici

Il Guardian pubblica un grafico molto interessante realizzato sulla base di una ricerca condotta dalla Smith School di Oxford: una realtà collegata alla famosa università, che in Inghilterra mira a studiare e analizzare le aziende e il loro impatto sull’ambiente, fornendo consulenza e risorse ad attività pubbliche e private che vogliano ridurre o comunque  modificare il loro comportamento su tematiche ambientali.

Ed è proprio la Smith School che ha “dato i voti” alle varie  nazioni del mondo, quasi tutte: i voti in base alle azioni e agli impegni presi sul tema del cambiamento climatico. Il grafico che ne risulta è molto utile per capire quali siano, più o meno, i buoni e i cattivi su questo tema. La scala dei voti – da MOLTO BUONO a MOLTO SCARSO – evidenzia come Usa, Canada, Australia, Arabia Saudita, Iran, Pakistan, siano i peggiori paesi  in questo senso. Tra quelli più attivi troviamo Messico, Brasile, altri paesi del Sudamerica, quasi tutta l’Europa (tranne i paesi balcanici, nella media) Giappone e Scandinavia.

Attenzione: questo ovviamente non significa che  siano tutte nazioni da prendere come modello, né che tutte quelle “verdi” siano esempi virtuosi. Significa però che queste nazioni – secondo la Smith School – hanno in qualche modo preso atto del cambiamento climatico e si stanno impegnando con azioni di vario tipo per reagire nel modo migliore.