Pericolo innalzamento dei mari, quali luoghi non esisteranno più?

Il National Geographic ci ha avvisato per tempo, con questo continuo innalzamento dei livelli dei mari ci sono posti sul nostro pianeta terra che potrebbero non esistere più alla fine di questo secolo.

Allarmismo?

Pare di no, “Secondo un comitato delle Nazioni Unite, entro la fine del secolo il livello degli oceani subirà un incremento di 58 centimetri, una stima che molti ritengono persino troppo cauta.

Stiamo parlando dei posti di cui abbiamo già sentito nominare, come ad esempio la nostra Venezia, le calotte glaciali dell’Antartico ma anche le Maldive, parte del Bangladesh, l’Alaska.

Non solo, abbiamo letto delle città americane in pericolo.

Greenpeace ha riassunto graficamente cosa potrebbe accadere da qui a 500 anni sul nostro Pianeta:

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Le città sulle coste, a partire dall’Italia sono le prime destinate a essere sommerse.

Alessandro Gianni, responsabile campagne di Greenpeace, spiega: “Ci sono Paesi come le Maldive che stanno già provvedendo ad acquistare terre in cui eventualmente trasferirsi”

Un innalzamento dei livelli delle acque che sarà sicuramente catastrofico  “per 600 milioni di persone che al 2050 si prevede che abiteranno le zone costiere del Pianeta, e per isole e arcipelaghi”.

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Proprio il Presidente maldiviano Mohamed Nasheed  aveva cercato l’attenzione pubblica su questo problema dando luogo al primo consiglio dei Ministri subacqueo della storia, nel 2009.

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L’atollo di Mahé, ha attorno una barriera artificiale, creata per proteggerlo dalle mareggiate e per evitare la continua erosione della barriera corallina.

Inoltre le Maldive hanno in progettazione la prima isola artificiale (con campo da golf!) galleggiante. Il progetto in cooperazione con lo studio olandese Docklands International ha lo scopo di rendere sicura parte dell’isola da altri possibili tsunami e renderla comunque alla portate dei turisti.

La domanda che mi pongo è questa però: le Maldive hanno le risorse economiche per attivarsi e tentare soluzioni artificiali contro l’innalzamento delle acque, ma territori come il Bangladesh come faranno?

Non c’è proprio un’altra soluzione? Come la presa di coscienza del riscaldamento globale, non solo in Europa, ma in tutto il mondo?