Come si può arrivare a un turismo accessibile e sostenibile?

Le vacanze sono un diritto anche per le persone anziane, così come per tutti coloro che devono fare i conti con disturbi cognitivi, con problemi motori, con patologie sensoriali o con regimi alimentari restrittivi dovuti a intolleranze o allergie. Secondo il Libro bianco che è stato realizzato con l’obiettivo di rendere il turismo sostenibile e disponibile per chiunque, denominato non a caso “Make it accessible”, il diritto di essere turisti non può essere correlato a un obbligo legale: il turismo accessibile, cioè, non deve essere imposto per legge, ma deve costituire prima di tutto un fatto culturale, soprattutto in un Paese come l’Italia che vanta l’ospitalità tra i tratti peculiari del proprio modo di essere.

La necessità di una supervisione statale

Questo non vuol dire, tuttavia, che si possa fare a meno di una supervisione statale, anche perché quasi tutte le attività di informazione e di sensibilizzazione partono dalle amministrazioni locali e dal mondo delle associazioni, così come i cambiamenti che vengono apportati nei luoghi di villeggiatura. Allo stato attuale in Italia non è prevista una pianificazione sistematica su questo argomento, e si sente l’assenza di un coordinamento a livello nazionale che sia supportato da un’informazione appropriata. In tal senso il nostro Paese si differenzia non solo da quelli del Nord, ma anche da una realtà che per molti versi dovrebbe essere simile come quella spagnola, dove si può contare su servizi per i disabili più evoluti e, soprattutto, distribuiti in maniera omogenea su tutti gli itinerari, oltre che negli hotel e sui mezzi di trasporto.

Il mondo del volontariato e quello delle associazioni

Come si è detto, nel Belpaese un ruolo di primo piano in tema di turismo accessibile e sostenibile è quello svolto dalle associazioni, come dimostra una realtà come Handy Superabile, che nasce con l’obiettivo di controllare e di testare le strutture che risultano in grado di accogliere i soggetti diversamente abili. Grazie al suo operato, chiunque può avere la certezza di recarsi in un certo luogo di villeggiatura e usufruire di servizi in linea con le sue aspettative e i suoi bisogni. Purtroppo, però, l’Italia avverte l’assenza di un controllo della filiera nel suo complesso. Non è sufficiente poter vantare un hotel o un ristorante accessibili – che pure sono importanti – se manca una prospettiva di più ampio raggio. Alle persone disabili va offerta non la possibilità, ma la sicurezza di riuscire a raggiungere la destinazione voluta con mezzi appropriati. Si rendono necessari, a questo scopo, dei percorsi turistici accessibili.

La situazione della disabilità nel nostro Paese

Il rapporto sulla disabilità più recente che è stato pubblicato dalla WHO risale al 2011 e specifica che in tutto il mondo ci sono 1 miliardo di persone disabili, pari al 15% della popolazione totale. Nella maggior parte dei casi, la disabilità è correlata a un problema motorio, ma sono numerose anche le situazioni di individui che sono colpiti da stati dolorosi cronici per colpa dei quali i loro movimenti risultano limitati. Restringendo lo sguardo alla situazione europea, invece, si scopre che nel Vecchio Continente ben una persona su quattro incontra delle difficoltà nell’eseguire e concludere compiti quotidiani.

Un mercato di valore

Stando alla ricerca europea denominata “Economic impact and travel patterns of accessible tourism in Europe”, nel nostro continente il mercato del turismo accessibile è stimato attorno ai 780 milioni di viaggi. In Italia, invece, ci sono poco meno di 4 milioni di soggetti disabili. Il 45% di essi, tuttavia, sostiene di avere difficoltà nell’andare in vacanza proprio per i disagi che derivano dallo stato di salute personale. Circa un disabile su tre, fra quelli che visitano il nostro Paese, dichiara di non avervi trovato le condizioni che si attendeva.