“La Grande Crociata” di Theo Szczepanski

La prima cosa che sorprende del graphic novel “La Grande Crociata” di Theo Szczepanski, pubblicato da Neo Edizioni, è la potenza visiva del tratto e del colore. Un’opera potente e visionaria, questa, che tratta il tema della Crociata dei bambini, un evento a metà tra storia e leggenda, del 1212.

Questo graphic novel si ispira agli eventi reali o leggendari della Crociata dei bambini e racconta, attraverso un ritmo serrato e tavole dai colori cupi e dal tratto onirico, l’epopea di questo esercito di ragazzini: la storia segue Stefano, che guida la sua armata di straccioni verso una meta apparentemente irraggiungibile, tra stenti, battaglie, agguati di demoni e di mostri, morti e resurrezioni.

“Stefano, tu dovrai guidare un esercito fatto di cuori puri e mani immacolate”

Una storia che prosegue e intriga, carica mistero. Dove il protagonista da debole e impaurito, diventa un capo stimato e che incute timore. E lungo la sua strada, il protagonista dai capelli rossi incontra e convince migliaia di giovani, spinti da fervore religioso, che procedono coraggiosi e sognanti, in marcia verso la Terra Santa.

La storia mescola elementi storici con elementi fantastici. Ma nulla è come sembra: Stefano verrà ingannato, ingannerà a sua volta, si illuderà e illuderà altri, si confronterà con altri personaggi –  Umfrey, Blizce – tutti mossi dal fanatismo religioso, tutti che sembrano quasi o del tutto folli.

E così, a metà tra la favola e la realtà, la crociata dei bambini arriverà fino al mare, l’unico momento in cui le tavole cupe si tingono di colori più chiari, luminosi. E la storia – senza spoiler – prenderà pieghe sempre più deliranti e mostruose, fino al sorprendente epilogo.

E’ bello e originale questo volume di Szczepanski, che parte da questo evento e offre una riflessione sulla natura umana, sulla fede e la religione. Le tavole, solo all’apparenza poco lineari e frammentate, sono un vero e proprio viaggio negli inferi del protagonista, che con il suo viaggio invece spera e conta di avvicinarsi al divino. E’ lo stile visivo che sorprende, soprattutto, per la varietà dei tratti, i deliri mostruosi, le tavole ricche di colori, di mostri, di personaggi che si trasformano quasi come i mostri di “The last of us”.

Il viaggio diventa quindi metafora della vita, allora come oggi. Sicuramente è un’opera originale, complessa e stratificata, che non può lasciare indifferenti per coraggio e stile, per nulla convenzionale.

Come spiega benissimo Tonio Troiani nella postfazione: “Nonostante la povertà dei fatti, l’episodio a metà tra l’apologia e la favola – forti gli echi del pifferaio di Hamelin – ha colpito l’immaginazione di scrittori quali Yukio Mishima e Marcel Schwob, di molti artisti – tra gli altri Gustave Doré e Johann Jakob Kirchhoff – e di fumettisti come Usamaru Furuya, Neil Gaiman e, recentemente, Chloé Cruchaudet, ma l’interpretazione di Theo Szczepanski in La grande crociata dona nuova luce al mito, non solo rinverdendone il nucleo tematico, ma ramificando alcuni elementi e certe suggestioni che diventano centrali e, in definitiva, inquietanti nei loro risvolti teologici“.