Articolo aggiornato il 23 Aprile 2025
La Fossa delle Marianne è uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della Terra. Situata nell’Oceano Pacifico occidentale, a est delle Isole Marianne, rappresenta il punto più profondo conosciuto degli oceani. La sua profondità massima, registrata nella zona chiamata Challenger Deep, raggiunge circa 11.000 metri, una distanza tale che, se vi si immergesse il Monte Everest, la sua cima rimarrebbe ancora sott’acqua per oltre 2.000 metri.
Questo abisso si è formato per via della subduzione, un processo geologico in cui una placca tettonica scivola sotto un’altra, creando una fossa oceanica. È un ambiente estremo, con pressioni oltre mille volte superiori a quelle atmosferiche, temperature gelide e un buio totale. Eppure, nonostante le condizioni proibitive, la vita riesce a esistere anche qui.
Le esplorazioni condotte da sottomarini robotici e missioni umane hanno rivelato un ecosistema sorprendente. Organismi come anfipodi traslucidi, pesci dalle forme bizzarre e batteri che si nutrono di sostanze chimiche emergono dall’oscurità, sfidando ogni previsione su dove la vita possa attecchire. Alcune di queste creature possiedono adattamenti unici: scheletri flessibili, assenza di occhi o capacità di produrre luce (bioluminescenza).
La Fossa delle Marianne non è solo un tesoro di biodiversità; è anche un laboratorio naturale per comprendere i limiti della vita, le dinamiche tettoniche e persino l’inquinamento. Recenti spedizioni hanno purtroppo trovato anche rifiuti plastici a quelle profondità, segno che l’impatto umano arriva ovunque.
Studiare questo abisso ci aiuta a esplorare i misteri del nostro pianeta e ci ricorda quanto ancora ci sia da scoprire sotto la superficie degli oceani.