Riusciamo ad arginare il primo blocco, siamo del posto e conosciamo un piccolo vialetto sterrato che bypassa il Bivio di Mugnano chiuso. Siamo più vicini al sit-in adesso. Scavalchiamo un cancello e ci troviamo al di là di quella che è stata battezzata “piazza”. Non lo è e non lo è mai stata, questa rotonda era chiamata il “Titanic” adesso sarà ribattezzata. Centinaia di persone la riempiono.
Un autobus è stato messo di traverso all’imbocco del Poggio Vallesana, dove da settimane c’è il presidio anti-discarica. La folla prosegue a perdita d’occhio verso il Corso di Marano, riempie gli spazi lasciati liberi dalla rotonda e si ferma troncata da un cordone di Poliziotti, Guardie di Finanza e Carabinieri. Questi sono più giovani del primo troncone, forse vorrebbero essere al di là della barricata, rimangono immobili. Cittadini e cittadini, separati da scudi e manganelli.
Il capopopolo è giovane ha un foulard colorato al collo, urla con il megafono di stare seduti. Qualcuno si sente male e cercano di fargli spazio, le guardie non arretrano e la tensione sale. Dopo un po’ – un po’ troppo – arriva l’ambulanza e le camionette sono costrette ad arretrare per farla passare. I manifestanti fanno passare le donne avanti, a loro il compito di fare da prima barriera.
Quelle madri possiamo star certi che da lì non si schioderanno.
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