La diossina è un sottoprodotto di numerosi processi di produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Ha un peso molecolare elevato, quindi tende a depositarsi sul suolo entrando così nel ciclo dell’alimentazione animale ed umana, provocando gravi ed accertati danni alla salute.
La più famosa tra le diossine clorurate, ma anche la più tossica, è la tetraclorodibenzo-p-diossina, abbreviata con la sigla Tcdd e usata, in passato, per la fabbricazione di alcuni erbicidi e di agenti antibatterici. La Tcdd è stata riconosciuta la prima volta nel 1957, quando 31 lavoratori impiegati presso un impianto in Germania Occidentale presentarono disturbi dermatologici attualmente noti come cloracne: una patologia che si manifesta con eruzioni cutanee e pustole simili a quelle dell’acne giovanile, a volte estese su tutto il corpo e, nei casi più gravi, protratte per molti anni.
L’esposizione dell’uomo avviene quasi esclusivamente attraverso l’assunzione di cibo, soprattutto carne, pesce e latticini. Nei casi di esposizione a concentrazioni elevate, per esempio per lavoro, le diossine hanno rivelato la capacità di ridurre la fertilità, lo sviluppo e le difese immunitarie dell’organismo.
Maggiori informazioni sulle diverse tipologie di diossina, sulla loro produzione e diffusione e sugli effetti che hanno sull’uomo, possono essere trovati qui.
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