Rosso come il Fango

Qualche giorno fa una cittadina ungherese è stata inondata dal fango rosso, una sostanza tossica. Abbiamo chiesto a Mattia Sansone – studente di Biotecnologie per la vita, appassionato di scienza – di ripercorrere la vicenda.


Ben un milione di m3 di fango rosso (un m3 corrisponde a 1000 litri), si è riversato per 40 km2 in Ungheria a Ajkai (circa a 150 km da Budapest). L’incidente costerà 37 milioni di euro, 4 morti, 120 feriti ed un disastro ambientale gravissimo.

Il così detto “fango rosso” non ha nulla a che fare con il misto di acqua e terra (con cui spesso nel nostro paese siamo costretti a combattere). Questa sostanza altamente tossica è di origine industriale.

Stiamo parlando di una fabbrica in cui si ricava Alluminio e derivati, come l’Allumina (ossido di alluminio). Quest’ultima è un composto che viene ricavato dalla Bauxite (un minerale sedimentario). L’Allumina è molto importante in parecchi settori grazie alle sue caratteristiche chimiche e fisiche. E’ un isolante elettrico, è resistente all’azione di acidi, possiede una durezza prossima a quella del diamante ed è un materiale biocompatibile. Ma la sua produzione dalla Bauxite ha un costo ecologico notevole. Infatti il processo chimico (Processo di Bayer) attraverso il quale questo materiale viene ricavato, porta all’estrazione di altri ossidi di metalli presenti in questo minerale: ossido di ferro, biossido di silicio e biossido di titanio, che compongono circa il 50% della bauxite.

Il procedimento consiste in un bagno in una soluzione di idrossido di sodio che consente di trasformare l’ossido di alluminio in idrossido di alluminio (solubile in acqua). Gli altri ossidi non vengono trasformati, dunque precipitano (poiché insolubili) e vengono allontanati dalla lavorazione. Questo precipitato costituisce il così detto “fango rosso” (dalla sua viscosità) ed è altamente corrosivo (sostanza basica).

L’unico modo per poter arginare la marea è neutralizzarla con sostanze debolmente acide (come l’acido acetico), ma ormai il danno è fatto: il terreno è compromesso da notevoli quantità di sostanze nocive.

Il disastro in Ungheria ci ricorda una delle battaglie ambientaliste più importanti: quella legata allo smaltimento di scorie industriali. Non basta infatti l’isolamento in luoghi disabitati delle industrie per poterci preservare. Se i loro scarichi continueranno ad inquinare aria, acqua e sottosuolo, la salute di tutti i cittadini (lontani e non) sarà compromessa seriamente.