Il Summit Nagoya: stop alla perdita della biodiversità

Il 2010 è l’anno della biodiversità, ed è in corso appunto la Conferenza sulla Convenzione per la Biodiversità (COP10), l’evento conclusivo per un anno dedicato a questi temi.

L’anno si conclude però con un mancato raggiungimento degli obiettivi posti a tutela della biodiversità sul Pianeta. I delegati a Nagoya perciò, dovranno concordare nuovi obiettivi e decidere i meccanismi di finanziamento per raggiungerli. Il WWF sarà presente con una propria delegazione internazionale. Bisogna fermare la continua perdita di ricchezza di vita e la continua erosione dei sistemi naturali.

Il WWF ci ricorda che:

“La biodiversità è una vera e propria assicurazione sulla vita per gli abitanti del pianeta, assicura i più importanti servizi che la natura possa offrirci, come aria pulita e acqua per le nostre città, suoli fertili, risorse marine per la nostra alimentazione  e risorse genetiche e sostanze naturali per la nostra salute”.

Guardiamo all’Italia: la Strategia nazionale della biodiversità elaborata dal Ministero dell’ambiente e approvata dalla Conferenza Stato-Regioni, e fortemente voluta dal WWF, è stata approvata il 7 ottobre scorso. Ora devono seguire azioni concrete. Il WWF ha inviato una lettera al ministro Stefania Prestigiacomo prima del vertice di Nagoya per segnalarle i passi più importanti: più risorse finanziarie per la difesa della biodiversità, Piani d’azione regionali, creazione di indicatori di sostenibilità e la Legge Quadro sulla Biodiversità.

L’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche) 12.000 specie floristiche (13.5%) endemiche, ma molto di questo patrimonio si sta perdendo. Sono a rischio attuamente il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce.

Quattro sono gli impegni solenni che il WWF Italia chiede al nostro Governo in occasione di Nagoya:

1.destinare adeguate risorse economiche alla tutela della biodiversità a partire dalla finanziaria 2011 (e non tagli!),  partendo da quei circa 30 milioni di euro necessari, a superare il taglio del 50% dei fondi per le aree protette previsto nella Manovra 2011-2012 varata lo scorso luglio;

2. procedere alla redazione e alla prima attuazione di Piani d’azione regionali, che rendano concreta e visibile l’intervento istituzionale;

3. tenere in conto la natura, definendo quegli indicatori di sostenibilità che sono previsti nella riforma della contabilità pubblica del 2009 (legge 196/2009);

4. procedere alla definizione di una legge quadro nazionale sulla biodiversità, come stabilito nella Strategia.

Insomma, aggiungiamo noi, per tutelare il Paese europeo più ricco di biodiversità servono soldi ben spesi e persone competenti, che abbiano a cuore l’ecosistema e l’ambiente.