Terzigno: 23 km, il Parco Nazionale e un grosso dramma

Foto Ansa

Terzigno è un piccolo comune alle falde del Vesuvio. Nei 23 km² della sua superficie sono inclusi che un fitto bosco e una bellissima pineta, il territorio fa parte del Parco del Vesuvio. È in questi giorni tutt’altro che una cittadina tranquilla perché quello che porro fra virgolette “stato” e senza maiuscola ha deciso che lì ci andrà un secondo megasversatoio per i rifiuti solidi urbani (solo per quelli nella migliore delle ipotesi). Stamattina è stata bruciata la bandiera italiana che sventolava sul Comune, al suo posto ora c’è un drappo viola.

Le cronache riportano di un’altra notte di tensione e scontri fra manifestanti e forze dell’ordine, una delle più critiche perché è stato annunciato che  che la seconda discarica in cava Vitiello verrà aperta. Gli abitanti di Terzigno e Boscoreale hanno attuato blocchi con rami di alberi, cartelli stradali e sacchi di spazzatura. A Boscoreale sono state distrutte le vetrine di diversi negozi nel centro storico.

Il Governatore della Campania Caldoro ha dichiarato «C’è una legge e va applicata. E se la legge prevede che venga aperta la nuova discarica di Cava Vitiello, così sarà». Sui manifestanti contro le discariche, Caldoro osserva che ci sono “buoni” e “cattivi”: «C’è gente perbene e c’è gente che si inerisce per seminare il caos con la violenza».

Nell’editoriale Demarco ricorda che in questa vicenda “Ognuno ha un suo alibi, ma tutti hanno le loro responsabilità”.

Berlusconi ha risolto, affidandola alla Protezione civile di Bertolaso, l’emergenza del 2008, ma poi ha lasciato tutto nelle mani delle Province e dei Comuni, senza più preoccuparsene. La Provincia di Napoli dice che non ha avuto il tempo di organizzarsi e che non ha ricevuto i finanziamenti per «convincere» i Comuni ad accettare nei propri territori discariche e altri insediamenti scomodi. Il Comune di Napoli doveva organizzare la differenziata ma si assolve lamentando la sospensione dei fondi regionali.

Il direttore del Corriere del Mezzogiorno parla di “Intifada” a Terzigno.

Nel frattempo a Terzigno esplode l’Intifada, a Napoli la sindaca alza bandiera bianca e il mondo intero ci guarda sconsolato. Noi napoletani, che paghiamo la Tarsu più alta d’Italia, che avviliamo il Paese con le nostre continue emergenze e che subiamo il danno più alto, quello di un’immagine definitivamente compromessa della nostra città, semplicemente non ne possiamo più.

Anche la scorsa notte manganelli e scudi, urla e lacrimogeni, cariche e arresti. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha commentato “Noi non siamo certo nemici di chi manifesta, facciamo il nostro lavoro. Siccome a Terzigno si deve sversare, faremo in modo che questo sia possibile anche se dovesse costare l’uso della forza”.

Cecilia di Wastemergency ha infatti titolato “Terzigno: una notte che brucia dentro” e riporta le parole di Francesco Paolo Oreste, Consigliere di Boscoreale e poliziotto:

“Nel mio cuore e nella mia anima sono le tre di una notte hegeliana, tracimo di rabbia e vergogna per ciò che sono e per ciò che mi vogliono far essere, sono costretto a scegliere tra il silenzio e lo sputo. Terzigno e Boscoreale bruciano e non posso parlarvi solo con il cuore, non posso scrivervi semplicemente quello che ho visto o quello che mi sta facendo bruciare lo stomaco e gli occhi. Non ora. La mia coscienza è già carica di irrisolti e contraddizioni: sono un aspirante cittadino di una città che non esiste più, sono il tutore di una legge che non rispetta il diritto, parlo di idee e speranza tra gente che misura in euro quanto vale ciò che dici. Ora potrei e dovrei soltanto aggiungere altri dubbi ed altri ed altri ancora. E per ora non posso, non ho né pazienza né speranza a sufficienza. E poi a che pro?Per raccontarvi cose a cui non credereste? Qui stanno ammazzando anche i vostri diritti, la vostra coscienza e la vostra dignità. Ma questo ve l’ho già detto. Venite a vedere con i vostri occhi, Io, per ora, non voglio raccontarvi più nulla. Troppo comodo.”

Qui la fotogallery di Repubblica.it su Terzigno. E alla fine in tutto questo sconforto mi viene in mente solo una frase: forte con i deboli e debole con i forti.