Bastava un soffio di libeccio e l’Asinara sarebbe stata colpita dalla marea nera. Invece, l’11 Gennaio, 20 m3 di olio combustibile sono stati riversati in mare, nel nord della Sardegna, arrivando, spinti prima dal vento di ponente e poi dal maestrale, sulle spiagge di Platamona e Marritza. Il liquido tossico (cancerogeno) proviene da una nave cargo che portava il combustibile alla centrale termoelettrica di Fiumesanto, da tempo contestata dalla popolazione locale si sul piano turistico che ambientale. A provocare l’incidente sarebbe stata l’incuria nelle operazioni di scarico dalla nave cargo.
Il risultato è l’inquinamento di uno dei litorali più cristallini del bel paese, con danno non solo alla vista ma soprattutto all’ecosistema locale. Ad avere la peggio sono state anche le dune, che dovranno esser abbattute dalle ruspe nella bonifica. Queste “costruzioni” naturali hanno un ruolo importante nel micro-ambiente locale. Infatti, nei pressi di Platamona, vi è uno stagno, tutelato dall’UE, che rischierà la propria integrità a causa degl’interventi di bonifica che abbatteranno le dune (le quali preservano lo stagno dall’esterno).
La cittadinanza chiede innanzitutto giustizia per la propria terra. Seguire le operazioni di bonifica dei tecnici della multinazionale (E.On) è diventato imperativo assoluto, affinché nulla venga insabbiato.
Questa vicenda apparentemente indipendente, dimostra invece un fatto: è l’Amore per la propria Terra il minimo comune denominatore che lega molte Cittadine Italiane, che troppe volte hanno visto deturpare il proprio territorio sotto il fruscio delle banconote. È proprio quest’Amore a dover esser festeggiato il 150° anniversario dell’Unità Nazionale.
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