Salve amici eco-nauti!
Fra le Marche e l’Umbria esiste un grande polmone verde: è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che ha fatto del turismo sostenibile (quello cioè ad impatto positivo sul territorio che fa crescere l’economia senza danneggiare l’ambiente) la sua bandiera, tanto che il 2 ottobre 2010 è stato consegnato al Parco il certificato di rinnovo di adesione alla Carta Europea del Turismo Sostenibile, nell’ambito della Conferenza di Europarc che si è tenuta a Pescasseroli.
Tale carta, chiamata Carta di Pescasseroli è un documento comune con cui Europarc Federation ove su chiede all’Unione Europea ed ai Governi Nazionali di riconoscere nelle loro politiche il ruolo fondamentale delle aree protette per conservare la biodiversità. Da maggio 2005 gli Uffici del Parco sono stati trasferiti nella nuova sede, un palazzo storico ex-convento, con annesso giardino botanico.
Il parco si estende per circa 70.000 ettari di superficie fra le regioni Marche e Umbria, abbracciando 4 provincie (Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Perugia)e 44 comuni (fra questi Acquacanina, Amandola, Arquata del tronto, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Fiastra Fiordimonte, Montefortino, Montegallo, Montemonaco, Norcia, Pievebovigliana, Pievetorina, Preci, San Ginesio, Ussita, Visso).
Qui la vegetazione cambia man mano che ci si sposta dallo zoccolo basale dei Sibillini, posto ad un’altitudine media di 500 m, alle cime più elevate. Fino a circa 1000 m predomina infatti il bosco di roverella, carpino nero e orniello, quindi la faggeta, prima mista e poi pura. Oggi però il limite della vegetazione forestale risulta essere intorno ai 1700-1750 m, circa 100 m in meno all’originario a causa del favorire lo sviluppo delle aree pascolive. Nei pascoli primari o naturali invece trovano specie rare e pregiate, come la stella alpina dell’Appennino (Leontopodium alpinum ssp. nivale), la Linaria alpina, la Ephedra nebrodensis nella Valnerina e di Carex disticha che, nel Pian Grande, ha una delle sue due uniche stazioni italiane.
Fra l’interessante fauna c’è qui il lupo, il gatto selvatico, l’istrice, che diffusosi solo da qualche decennio, occupa le zone più termofile ed anche il capriolo. Grazie a progetti di reintroduzione oggi nel Parco sono tornati il cervo e il camoscio appenninico. Fra gli uccelli sono invece da ricordare l’aquila reale, l’astore e lo sparviero, tipici abitatori dell’ambiente boschivo e il falcone pellegrino, il fringuello alpino ed il picchio muraiolo.
Fra i rettili è interessante la presenza della vipera dell’Ursini. Fra gli invertebrati ricordiamo il chirocefalo del Marchesoni.
Leave a Comment