Sacchetti di plastica, mozziconi di sigarette, tappi, bottiglie, lattine, posate di plastica sono alcuni tra i rifiuti più soggetti ad abbandono. Un gesto per molti insignificante e spontaneo, ripetuto ogni giorno da milioni di persone, le cui conseguenze sono disastrose. I turisti sono tra i primi responsabili
I rifiuti gettati, soprattutto sulle spiagge, vengono trasportati dal vento e dai fiumi riversandosi nei mari in quantità così elevate che l’isola di rifiuti formatasi nell’oceano Pacifico viene definita addirittura il “settimo continente”. Anche altri mari e laghi non sono certo risparmiati dall’inquinamento, Mediterraneo compreso invaso da 500 tonnellate di plastica e 300 miliardi di piccoli frammenti di plastica.
Una volta in acqua i rifiuti si degradano fino a decomporsi in piccoli pezzi (micro-plastiche) che galleggiano nei primi centimetri d’acqua. I rifiuti più pesanti, invece, si addensano sui fondali e causano una riduzione degli scambi gassosi dei fondali e una conseguente carenza d’ossigeno (anossia) che va a modificare i delicati equilibri degli ecosistemi fino a distruggerli nei casi più gravi.
La plastica più comune (polietiliene) in linea generale non è di per sé tossica, se non additivata con coloranti o altri prodotti chimici, ma lo diventa per via del suo potere assorbente nel momento in cui entra a contatto con le sostanze chimiche tossiche e cancerogene disciolte in acqua. La plastica avvelenata ingerita dagli animali non solo danneggia la loro salute, ma subdolamente anche chi sta in cima alla catena alimentare, l’uomo.
I numeri delle vittime dell’immondizia sono catastrofici: 1 milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi marini ogni anno. I sacchetti di plastica, a causa della loro forma, vengono scambiati dagli animali per prede come le meduse: pesci, mammiferi, tartarughe e altri animali marini muoiono dopo averne ingeriti uno o più per soffocamento o blocco intestinale. Stessa sorte per gli uccelli attratti soprattutto dai tappi di plastica. A pagarne le conseguenze anche i lori cuccioli, alimentati con la stessa spazzatura. Quel che resta di loro dopo una lunga agonia viene documentato nel progetto fotografico Midway di Chris Jordan.
Anche i fenomeni di spiaggiamento delle balene pare siano collegati, almeno per alcuni episodi, proprio ai rifiuti ingeriti che, se in grosse quantità, portano allo stremo l’animale il quale si fa trascinare dalla corrente, purtroppo coinvolgendo spesso anche gli altri componenti del branco che lo seguono per spirito di gruppo.
Il problema non riguarda soltanto l’ingerimento. Rifiuti come sacchetti, bottiglie, reti da pesca, pneumatici possono diventare delle trappole mortali o causare costrizioni nel momento in cui si incastrano nei corpi degli animali con potenziali gravi ripercussioni sulla loro crescita.
Vi lasciamo con questo breve video-documentario sulla quale riflettere.
Foto copertina: Ferdi Rizkiyanto
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