Ogni anno in Campania si producono più di due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani. Di queste, circa un milione fa un viaggio di sola andata verso impianti di trattamento in Italia o addirittura in Europa. Questo costa ai contribuenti campani poco più di 140 milioni di euro, senza contare le sanzioni comminate alla regione Campania dall’Unione Europea: 120 mila euro al giorno fin quando non avremo messo a punto un ciclo capace di trattare in autosufficienza i rifiuti prodotti a casa nostra.
Questo è quello che è emerso durante “Gli Stati Generali dei Rifiuti in Campania”, il dibattito pubblico promosso e organizzato da Ricicla.tv e svoltosi oggi al teatro Bolivar di Napoli. All’evento erano presenti Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra; Fulvio Bonavitacola, assessore all’Ambiente della regione Campania; Tiziano Mazzoni, dirigente del settore ambiente di Utilitalia; l’imprenditore Aldo Savarese di “100% Campania” e Franco Matrone di “Zero Waste Campania”.
Nel corso del confronto, moderato dalla giornalista di Ricicla.tv Monica D’Ambrosio e dal rifiutologo Roberto Cavallo, si è fatto il punto su criticità e prospettive lungo il percorso verso l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani, un traguardo ancora lontano.
“La Campania – dichiara Alessandro Bratti – deve essere autosufficiente nel ciclo di gestione dei rifiuti. Al momento ci sono circa 700mila tonnellate di rifiuti organici che non vengono riciclate così come 300mila tonnellate di scarti non recuperabili inviati a smaltimento in altre regioni d’Italia o addirittura oltre confine. La nuova pianificazione regionale – continua – cerca di raggiungere l’autosufficienza puntando al 65% di differenziata e alla costruzione di nuovi impianti di compostaggio entro il 2020, ma per passare dalla pianificazione all’attuazione è necessario accelerare il passo”.
Differenziata e impianti per il trattamento della frazione organica senza nuovi termovalorizzatori, sono il mantra del nuovo piano rifiuti regionale entrato in vigore a dicembre 2016. L’obiettivo? Il raggiungimento dell’autosufficienza al 2020. E mentre la differenziata è di poco superiore al 50% e i nuovi impianti annunciati dalla Regione non sono ancora entrati in funzione, viene da chiedersi se quell’obiettivo sia una possibilità o un’utopia.
“L’obiettivo è assolutamente raggiungibile – sostiene l’assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola – ed è l’asse portante del nostro piano: no ai termovalorizzatori e sì agli impianti di compostaggio e alla differenziata. Per migliorare la raccolta abbiamo appena varato un programma straordinario di 18 mesi che parla ai comuni sotto il 45% mettendo a loro disposizione uomini, mezzi e infrastrutture”.
Per quanto riguarda la frazione organica, pari nel 2016 a circa 700mila tonnellate, trattate solo per il 10% in Regione, l’assessore assicura: “È già pronto un progetto esecutivo per l’impianto di Battipaglia mentre sono tuttora in corso 15 procedure in fase avanzata di progettazione. Credo – conclude l’assessore – che entro pochi mesi avremo terminato i progetti e potremo partire”.
“Servono impianti per il trattamento e la valorizzazione” dichiara Tiziano Mazzoni di Utilitalia. “Bisogna inoltre sapere – continua – che ogni trattamento produce scarti che vanno smaltiti. Sarebbe utile smettere di pensare al termovalorizzatore come un impianto obsoleto e inquinante. Oggi la tecnologia ci aiuta ad abbattere le emissioni e da questo punto di vista – conclude – l’impianto di Acerra è un impianto modello”.
Senza dimenticare la questione ecoballe. Ne restano da smaltire circa poco più di cinque milioni di tonnellate, con il piano messo a punto dalla Regione che avanza lentamente. “La fase dello smaltimento fuori Regione, seppur con qualche difficoltà, è partita – afferma Bonavitacola – adesso dobbiamo lavorare ai nuovi impianti per il recupero di materia riciclabile e per la produzione di Combustibile Solido Secondario. La gara per l’impianto CSS di Caivano è in corso, fra qualche settimana parte anche la gara per l’impianto di recupero di materia a Giugliano”.
Al dibattito hanno preso parte anche le imprese, alcune delle quali hanno pubblicamente lamentato le lentezza della burocrazia che tiene in scacco gli investimenti, compresi quelli in innovazione.
“Abbiamo chiesto alla Regione – afferma Aldo Savarese di 100% Campania – un tavolo di confronto sull’economia circolare. Noi abbiamo bisogno di creare occupazione sostenibile e in una terra così martoriata possiamo farlo con i rifiuti”.
“C’è anche un problema di manifattura – sostiene Franco Matrone di Zero Waste Campania – abbiamo tante imprese che lavorano i rifiuti ma pochi sbocchi di mercato per i materiali riciclati e in questo bisogna ancora investire tanto. Bisogna creare vere e proprie filiere delle materie prime seconde”.
A proposito di gestione dei rifiuti come volano per il rilancio dell’occupazione a tirare le somme è il rifiutologo Roberto Cavallo: “Circa 100mila tonnellate di rifiuti creano 250 posti di lavoro se avviati correttamente a riciclo. C’è da riflettere su cosa succederebbe se il milione di tonnellate di rifiuti che lascia la Campania restasse entro i confini regionali”.
“Per troppo tempo – dichiara Giovanni Paone, direttore editoriale di Ricicla.tv – la gestione dei cosiddetti rsu in Campania è stata terreno di fortissime speculazioni, siano esse politiche o criminali cosa che ha generato nell’opinione pubblica un clima di sospetto e terrore. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un milione di tonnellate all’anno va fuori regione per mancanza di impianti. C’è bisogno di un’accelerazione. Lo chiede l’Europa, lo chiedono i cittadini, stanchi di pagare a caro prezzo le colpe del passato”.
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