#iorestoacasa

Avete presente quando la dentista vi dice: “Deve passare il filo interdentale” e voi rispondete: “Dottoressa lo so, ma non ho tempo”? Quando comprate l’insalata in busta, le piante di casa non hanno acqua o vi accorgete che i ceci da mettere a bagno e poi cuocere per ore sono più buoni?

Ecco. È il tempo di fare quelle belle telefonate lunghe agli amici, di sperimentare quel dolce, di stirare. E questo lo dico per me, io non stiro mai.

Aprite i cassetti e fate ordine, mettere un bel disco in sottofondo, sistemate quei bottoni, rifate quell’orlo ai pantaloni, schiacciate un pisolino, raddrizzate quella foto nella cornice, lavate i vetri, rileggete un libro che vi è piaciuto, riscoprite la poesia, scrivete una lettera a mano, fate pulizia di foto sul cellulare o di contatti, cambiate le password.

Non prendiamo questi giorni come una prigionia.

È il momento in cui tutti possiamo fare qualcosa, seriamente.

Da comunicatori, giornalisti, blogger, social media manager, mi raccomando: essenzialità e istituzionalità.

Sorvoleró sulle campagne che giocano con virus e simili, perché sono peggio di quelli che in estate aggiungono qualcosa a “e… state” e pensano di aver trovato il gioco di parole del secolo. Ci vuole professionalità, dobbiamo impegnarci tutti a – stare a casa – sì ma anche a diffondere notizie utili e soprattutto assolutamente certe. Siamo preoccupati, siamo ansiosi, basta niente a far mettere le persone in fila senza distanza di sicurezza davanti ai supermercati o ad affollare l’ultimo treno.

Del resto, nel 1986 quando ci fu il disastro di Chernobyl il nemico era ancora più piccolo di un virus. Mi immagino l’apprensione, la paura. Oggi siamo chiamati a fare la nostra parte, che significa solo stare a casa, e non diffondere allarmismo ma informazioni utili e solide. Riscopriamo la collettività e lasciamo perdere gli egoismi. Insieme, un passettino alla volta.