Nell’ambito della transizione energetica, la neutralità carbonica è un obiettivo non più rimandabile, che Eni, si impegna a raggiungere attraverso un modello ragionato, condiviso e che permetta di perseguire una Just Transition: ovvero una transizione equa dal punto vista sociale economico e ambientale.
Anche il segretario delle Nazioni Unite, Guterres, recentemente ha usato un’immagine forte per descrivere il momento attuale “Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”. Si può condividere o meno la visione apocalittica di Guiteress, ma su una cosa siamo tutti d’accordo e cioè che l’impegno per contrastare il Climate Change non è rimandabile e ancora siamo in tempo per intervenire.
In tale ambito, Eni, nell’alveo della Direzione Energy Evolution, ha istituito la funzione Sustainable B2B, checonduce un’azione sinergica e trasversale tra tecnologie, esperienze, attività di ricerca e sviluppo e una rete di collaborazioni per favorire lo sviluppo di un ecosistema virtuoso che supporti i cluster aziendali a raggiungere, nel minor tempo possibile, i propri obiettivi di decarbonizzazione. In altre parole, Sustainable B2B, parte dalle esigenze dei partner, analizza le dimensioni emissive e poi favorisce la definizione di soluzioni (anche) ad hoc, che ottimizzano i costi e l’allocazione delle risorse disponibili.
Ma quali sono le tecnologie innovative su cui Eni sta puntando nel prossimo futuro per supportare il difficile percorso di transizione energetica?
CCUS: la cattura e lo stoccaggio della CO2
Nell’ambito della transizione energetica, tra le tecnologie breakthrough sviluppate da Eni, vi sono le tecnologie di Cattura, Stoccaggio e Utilizzo di CO2 (CCUS) che è fondamentale per abbattere le emissioni di processo dei settori industriali più energivori, gli hard-to-abate, per i quali l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili non sono sufficienti e non esistono ad oggi, né nel medio termine, soluzioni altrettanto efficaci in termini tecnici ed economici.
In questo contesto, Eni – attraversoi ricercatori del Centro Ricerche di San Donato Milanese e del Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara – è impegnata nellostudio della cattura dell’anidride carbonica, al fine di immagazzinarla a lungo termine oppure riutilizzarla nel breve periodo in modo innovativo; un obiettivo che si inserisce nel più ampio progetto di transizione energetica che vede oggi Eni giocare un ruolo da protagonista.
Fusione a confinamento magnetico
La fusione ha origine dall’unione di due nuclei di idrogeno che, fondendosi l’uno con l’altro, liberano una quantità enorme di energia che possiamo considerare pulita, in quanto priva di sostanze inquinanti, esattamente come la stessa reazione fisica che alimenta il sole e le altre stelle.
Per poterla sfruttare, tuttavia, è necessario adottare una tecnologia a confinamento magnetico che consenta di gestire le temperature elevatissime del plasma in cui la fusione avviene; ed è proprio su questo aspetto che Eni sta concentrando le proprie attività di ricerca. Bisognerebbe considerare anche che, il confinamento magnetico, è una tecnologia ancora in fase di sperimentazione e, con ogni probabilità, ci vorranno ancora diversi anni prima di riuscire ad ottenere risultati concreti.
Energia da moto ondoso
L’energia da moto ondoso è una delle principali forme di energia rinnovabili attualmente meno valorizzate; basti pensare che il 70% della superficie terrestre è ricoperta da acqua.
Eni, in collaborazione con il Politecnico di Torino, sta lavorando e affinando l’innovativa tecnologia ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter): si tratta di una soluzione altamente tecnologica in grado di fornire energia a impianti offshore, isole minori off-grid e comunità costiere.