Paolo Zardi torna in libreria il 15 novembre con una nuova raccolta di racconti, per la precisione 5 – quattro lunghi, uno più breve – che, come indica perfettamente il titolo, La meccanica dei corpi, sfiorano, analizzano, approfondiscono e ruotano intorno al tema dei corpi umani.
Per la serie “certi autori, bravi come pochi, fanno dei giri immensi e poi ritornano alla casa editrice che li ha lanciati”, anche Zardi dopo aver esordito per Neo Edizioni, aver girato alcune case editrici con alterne fortune editoriali, torna dai ragazzi di Castel di Sangro che riescono a valorizzarlo a pieno e con i quali forse ha piena libertà e sicurezza autoriale.
La copertina con una luna rossa e sferica che sembra quasi un occhio che scruta, colpisce per equilibrio e semplicità. Leggendo queste pagine avvertiamo una tensione emotiva costante e difficile da spiegare. Ogni vicenda è descritta in modo dettagliato, a tratti quasi asettico, ma è empatica, allo stesso tempo, come solo le vicende umane sanno essere.
A un’azione è sempre opposta un’uguale reazione: ovvero, le azioni vicendevoli di due corpi l’uno sull’altro sono sempre uguali e dirette verso parti opposte.» Philosophiae Naturalis Principia Mathematica – Axiomata sive Leges Motus, Isaac Newton.
Questa è la citazione che leggiamo in apertura di libro.
Ecco una breve panoramica dei racconti del volume.
In L’era della dignità borghese Zardi ci presenta Lucia, giornalista alla ricerca del pezzo virale online, in difficoltà sul lavoro, scappata dal piccolo paesino natio e tuffatasi nella metropoli caotica che tutto inghiottisce. Eccola, Lucia: “la migliore al liceo, una laurea prima del tempo, l’inevitabile migrazione verso la città (quella città), le grandi aspettative. Dopo il lavoro in redazione, c’era stato il primo lockdown, con il passaggio alla dimensione eterea dei corpi; quindi la ripresa e la nuova chiusura. Poi la redazione era sparita”. L’autore ci descrive ritorno al paese natale di Lucia, con una asettica e potente disamina del suo fallimento lavorativo. E poi il ritorno alla metropoli, la scrittura del pezzo che fa schizzare le visualizzazioni alle stelle, l’inaspettato successo, a che prezzo? Un susseguirsi di vicende tipo domino, inarrestabile, fino alla valanga di violenza finale. Sangue, corpi che cambiano forma, il punto di non ritorno che sembra quasi un episodio di Black Mirror.
In Fantasmi ci racconta la storia di un anziano uomo sovrappeso (torna di nuovo, il corpo) e della sua quotidianità. Lo vediamo intento a scavare una buca, a interagire con il suo cane Zeno. Poi la vita cambia, il cane muore lo vediamo nei rapporti con la figlia Laura, in un progressivo avvicinarsi alla morte – il corpo cambia, si deteriora, i ricordi diventano sfocati… – mentre i pezzi della sua esistenza piano piano anche lo lasciano – il figlio Leonardo, la moglie Luisa. Alla ricerca di Fantasmi (“Per anni non era stato in grado di capire, impegnato nell’ordinaria manutenzione dell’involucro vuoto della sua vita, inconsapevole di quale fosse il suo destino, il motivo per cui ancora vagava tra i vivi”) l’anziano vivrà un’esperienza senza precedenti.
Non passa invano il tempo è il racconto di un incontro tra due vecchi amici, dopo tanti anni “Quando ci incontrammo, dopo ventisei anni dall’ultima volta che ci eravamo visti, pensai che non fosse invecchiato bene. Era curvo, aveva i capelli bianchi e mi guardava con occhi stanchi, che apparivano distanti dietro un paio di lenti spesse come due lastre di plexiglass antisfondamento. Era stato lui a riconoscermi.” Anche qui, il corpo cambia, a causa del tempo. Quasi i due stentano a riconoscerti. E poi c’è una cena a metà tra il sogno e la realtà, sospesa nel tempo e nello spazio.
Il Risveglio e Il Signor Bovary chiudono il libro e ci raccontano storie di amore, di vita, di amanti e di morte e lo fanno con eleganza e simmetria sorprendente. Anche qui abbiamo esistenze, emozioni e personaggi che si intrecciano.
Vite normali e reali, che Zardi già ci aveva mostrato di saper padroneggiare alla perfezione nella precedente raccolta La gente non esiste, uscita nel 2019 sempre per Neo Edizioni. Ma qui il racconto si fa più profondo, le vicende umane acquistano una particolare atmosfera, si tingono di grottesco, pur restando estremamente naturali.
I corpi che ci racconta Paolo Zardi sembrano proprio ispirarsi a una delle più classiche definizioni di “meccanica dei corpi” che ritroviamo anche in Treccani: “Scienza che studia il moto e l’equilibrio dei corpi. È tradizionalmente divisa in tre parti: cinematica, dinamica e statica e, che studiano, rispettivamente, il moto prescindendo dalle sue cause, il moto in relazione alle cause che lo determinano e l’equilibrio dei corpi.”
Ed è questo quello che fa Zardi in modo sorprendente con le sue storie: studia il precario equilibrio e il non sempre consapevole moto di uomini e donne, che vivono, amano, si deprimono, si entusiasmano. In un costante mescolarsi di alto e basso, di lirismo e noiosa monotonia, l’autore traccia le coordinate di un atlante umano denso e stratificato. La vita non sa mai che direzione può prendere, sembra dirci Zardi a ogni pagina, ma l’autore sa anche che l’essenziale è invisibile agli occhi e, come dire, desidera mostrarci l’essenzialità di vite comuni, rendendoci visibile l’invisibile.
Con la solita scrittura che abbiamo imparato a conoscere negli anni – Zardi sembra avere imparato bene la lezione di alcuni maestri, da Nabokov a Eugenides, da Ballard a Carver, facendola propria in uno stile tutto suo, che a tratti ricorda Tiziano Sclavi per quel suo essere ironico, sorprendente e improvvisamente spiazzante. Questa è la definitiva prova della maturità stilistica di Zardi, che fa centro con cinque storie indimenticabili: una raccolta di personaggi, sentimenti e vicende impossibili da dimenticare.