Claudio Piani, da Milano al Nepal in bicicletta

Abbiamo conosciuto Claudio Piani, ciclista e viaggiatore, quasi 10 anni fa. Ai tempi aveva mollato lavoro e stabilità a Milano, per inseguire i propri sogni e il richiamo del viaggio in solitaria. Tra le altre cose, ci aveva detto “Viaggio da solo perché sto bene (non meglio) da solo… Viaggio da solo perché sono totalmente libero e responsabile delle mie scelte… Viaggio da solo perché è il modo migliore e più semplice per conoscere più persone… Viaggio da solo perché è più facile, più facile fare autostop, più facile farsi ospitare, più facile superare o rispettare i propri limiti. Viaggio da solo perché da soli si impara di più, soprattutto si impara ad ascoltarsi“.

E ora ci troviamo nuovamente a parlare con lui, a distanza di anni e dopo tanti altri viaggi sulle spalle e nelle gambe. Ora è di nuovo nell’Est del mondo, per un viaggio molto impegnativo. Gli abbiamo fatto alcune domande.

A febbraio sei partito da Milano alla volta del Nepal. Cosa ti ha spinto stavolta?

A febbraio ho iniziato questa nuova avventura: da Milano per arrivare in Nepal, tutto con le mie gambe. Da casa mia all’Everest Base Camp senza usare mezzi a motore. Da Milano a Jiri, ultima città carrozzabile prima dell’Everest in bici, poi da Jiri al Campo base, 160 km a piedi con zaino in spalla. Questo è un antico desiderio seguito da tanto tempo. Io ho iniziato a viaggiare 10 anni fa, spinto da insicurezze personali, lasciando la mia vita normale, con l’obiettivo di soddisfare queste mie insicurezze e colmarle. Dimostrando forse a me stesso che potevo farcela.

Via via, dai primi viaggi, ne ho compiuti diversi, sempre più complicati e alzando sempre l’asticella. Prima Milano Jakarta, poi Singapore Milano in autostop, e nel 2018 Tibet Milano in bicicletta, seguendo sempre vie diverse e soprattutto cercando sempre l’avventura, la scoperta, che sono una delle parti più importanti del viaggio.

Come nasce l’idea di questo viaggio?

L’idea di questo viaggio nasce a completamento di ciò che ha significato l’Asia per me in tutti questi anni: ci sono 4 via dall’Europa all’estremo oriente, dopo le prime tre ci tenevo a chiudere il cerchio e fare quest’ultima, attraversando soprattutto Pakistan e Afghanistan.

Quali paesi hai attraversato finora e quali impressioni ti hanno lasciato?

Il viaggio si è quindi strutturato in questo modo: da Milano alla Turchia la prima tappa, dopo aver attraversato la Turchia, sono entrato in Iran, per poi proseguire in Afghanistan, Pakistan, India e Nepal. La rotta che è un misto tra hippie trail degli anni settanta e alcune parti della via della seta meridionale, toccando alcune città in Pakistan e Iran.

Ci sono state tante impressioni e tante sensazioni, diverse da nazione a nazione. Di sicuro la nazione che mi ha lasciato più segni e allo stesso tempo colpito di più è stata l’Afghanistan, che ho percorso in 26 giorni, sono entrato in Iran e uscito in Pakistan. Si ha l’impressione di attraversare un paese ferito dalla storia aspra, da conflitti interni che durano da decenni, e soprattutto da conflitti anche esterni e super potenze che hanno tentato di conquistare quest’area. Ho visitato tante nazioni povere, le ho vissute, con fatica, alla fine vedendo sempre qualcosa di bello. Anche dove c’era povertà, questa era controbilanciata da gioia di vivere, colori, natura, animali. L’Afghanistan anche ha questi luoghi, ho incontrato tante belle persone e visto posti magnifici, che però non sono serviti a bilanciare il malessere e la difficoltà che quotidianamente vivono queste persone, e le strutture fatiscenti in cui abitano e la devastazione con cui si confrontano.

Come mai hai scelto la bici per il tuo viaggio e che emozioni ti sta regalando?

Ho iniziato a viaggiare coi mezzi pubblici, poi facendo autostop, poi ho incontrato la bici e dopo il 2018 ho scelto la bici e mi ha accompagnato in tutti i viaggi. La bicicletta è uno strumento unico che ti permette di vedere davvero tutto, di raggiungere tutto. Quando viaggi in auto o coi mezzi pubblici, le cose si vedono di fretta, magari dal finestrino, non fermandoti ovunque. La bici invece quasi ti obbliga a visitare ogni piccolo paesino e a fermarti, perché conti sulle tue gambe e devi entrare in contatto anche con le persone dei piccoli paesini, persone che magari non hanno mai visto uno straniero nella loro vita! Poi, sicuramente ho notato che chi viaggia in bici attira la curiosità dei locali, che sono quasi spinti ad andargli incontro, parlargli e interagire. Tutti immagino che tu possa avere bisogno di qualcosa, di mangiare e di bere. Rompe le barriere e aiuta a fare amicizia.

La bici amplifica tutto, ed è bellissimo. Permette di godersi la territorialità. In auto in un’ora fai cento km, in bici di meno, e ogni km è una conquista. Un lago non è solo un posto dove scattare un paio di foto, ma è un posto dove magari hai campeggiato, ti sei lavato, anche una montagna non è solo più una montagna, ma un luogo che hai valicato con sudore e fatica. E poi c’è la parte personale e introspettiva: km e km, ore e ore, giorni, passati a pedalare e a pensare, vivendo davvero e a fondo in presente. Qui e ora. Con la bicicletta, a volte, col fatto che devi sopravvivere, il bisogno di trovare un posto dove dormire, raggiungere una meta, ti permette di vivere un’esperienza unica e particolare. Indimenticabile.

Stavolta avrai intenzione di fermarti anche per lavorare o, come in passato, insegnare basket? O Tornerai a casa?

Essendo questa la quarta traversata da occidente a oriente, credo che al rientro per un po’ mi fermerò. Ho fatto tanto, ho viaggiato 10 anni, ho iniziato a 27 e ora ne ho 37. Sento il bisogno di fermarmi un po’, di rientrare a casa e decidere cosa fare, rivedere i miei piani di vita, anche perché questi dieci anni di viaggio mi hanno enormemente arricchito, formato, soddisfatto. Questo viaggio è la chiusura del cerchio. Il viaggio farà sempre parte della mia vita ma l’idea di fermarmi un po’ e mettere radici inizia a farsi sentire. Poi, cosa più importante di tutte, devo fermarmi anche per mettermi a lavorare un po’!

Da un punto di vista naturalistico quale paese ti ha colpito di più finora e perché?

Dal punto di vista naturalistico in questo viaggio mi ha colpito soprattutto il Pakistan. Io avevo avuto la fortuna di vedere già l’Himalaya, il Karakorum e l’Hindu Kush in altri miei viaggi. Uno degli obiettivi di questo mio viaggio era quello di vedere queste tre catene montuose dal lato Pakistano. Ce l’ho fatta e devo dire che è stata un’esperienza sensazionale, perché la natura di quelle montagne è stupenda. Passi dai 1000 metri ricchi di vegetazione ai 6000, 7000 metri dei ghiacciai, resti a bocca aperta… e in ogni valle trovi un villaggio diverso, con un dialetto diverso. Una ricchezza fenomenale sotto tutti i punti di vista, un paradiso per gli occhi e i sensi.

Quali scelte stai adottando per rispettare la natura dei luoghi, in questo viaggio?

Cosa sto facendo per rispettare la natura? Questo è un tema molto difficile da affrontare, perché uscendo dall’occidente, dall’Europa, questo è un argomento delicato. Dalla Turchia in poi, della natura frega poco a tutti, probabilmente perché sono ben altri i problemi. Attraversando tutti questi territori ho notato come la situazione generale è molto grave, con cumuli di immondizia e plastica ovunque. Rassicurante però, avere sentito alcune volte durante questo viaggio, parlare di cambiamento climatico. Un cambiamento di prospettiva importante, anche perché in alcuni paesi il cambiamento climatico si vede eccome, è evidente. In alcuni paesi, il cambiamento del clima significherà a breve, e già significa anzi frane, slavine e problemi seri, subito evidenti.

Personalmente, io sto cercando di ridurre al minimo tutti i miei consumi: bottiglie, rifiuti, cibi impacchettati per quanto possibile. Spesso bevo acqua anche dove capita, da rubinetti in moschee, e non è sempre il massimo. Ma è comunque un passo. La vera difficoltà, in alcuni paesi, è addirittura riuscire a buttare un rifiuto, perché non esistono cestini sulla strada e non c’è alternativa. Mi è capitato, una volta, di consegnare una bottiglia a un negoziante, chiedendo di buttarla in un cestino, e lui l’ha buttata a terra, con mio stupore.

C’è un modo per contribuire e aiutarti nel raggiungere il tuo obiettivo di viaggio?

Non ho aperto raccolte fondi, non l’ho mai fatto e in molti me li hanno chiesto, ma non voglio queste forme di sostegno. Ho pubblicato 4 libri, chi vuole sostenermi può farlo acquistando uno dei libri che ho scritto. Viaggiando si vede davvero tanta povertà, bambini che non mangiano per giorni, che chiedere soldi alla gente per viaggiare, mi è sembrato sempre eccessivo, stonato. (i libri sono sul suo sito).