Mi risponde al mare, a Fuerteventura, di sera. Quando ascolto la sua voce, sento il rumore delle onde e una tranquillità, una pace, che quasi più non appartiene al mondo frenetico in cui spesso ci troviamo a sgomitare, ogni giorno, nel traffico, in ufficio, in fila alla cassa. La voce di Vincenzo Cherubino, da migliaia di km di distanza, è calda e piena di entusiasmo. Con lui abbiamo parlato di scelte, di viaggi a piedi, di sostenibilità e di esperienze che cambiano la vita.

Leggiamo nella tua bio di Facebook: Con un grande” perché ” il come si trova, SEMPRE. Mi sembra una bellissima frase densa di significato. Ce ne spieghi l’origine?
Quella frase è la frase di uno dei miei tanti tatuaggi, è una frase che mi porto nella vita di tutti i giorni, era in me già da sempre, forse, e si trasformata poi in parole nel corso degli anni. Questa è una frase che ripeteva il fratello di un mio caro amico, che ha fatto un po’ di viaggi con me, si chiama Daniele Ventola, è un viaggiatore (è partito da Napoli e voleva arrivare a Pechino, poi c’è stata la pandemia e si è fermato, ora ha scritto un libro sulla sua esperienza di cammino). Il fratello, Mauro Ventola, un’altra bellissima persona, ripeteva sempre a Daniele questa frase: Con un grande perché, il come si trova sempre. E con un viaggio fatto con Daniele nel 2011 è stata una frase che mi ha accompagnato, ci dava spunti per tante riflessioni… e al ritorno dal viaggio me la sono tatuata sul braccio. È una frase che comunque prende spunto da Nietzsche, che diceva “chi ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi come”, Mauro la trasformò e questa è la sua storia. Io ci credo tanto, in questa frase.

Qual è la tua storia di viaggiatore? Quando hai iniziato a viaggiare?
Io sono un uomo d’azione, viaggio tanto a piedi, mi muovo, ora anche sto facendo un viaggio molto largo a piedi, sono partito a marzo e non è ancora terminato. Ora mi trovo a Fuerteventura, per arrivare qui ho percorso 4500 km in Europa. Sono partito da Malaga, ho girato tanto, sono qui a Fuerteventura da 2 mesi, ospite di un amico colombiano, Bryan. E qui sto vivendo una particolare esperienza, molto colombiana come vita, a Fuerteventura. Ho incontrato Bryan e c’è stato subito un feeling, ci siamo capiti, è una persona fantastica. E’ un ingegnere che vive a Fuerteventura da qualche anno, poi è stato raggiunto dalla famiglia. E sia lui che la sua famiglia mi hanno subito accolto come un figlio, con una tranquillità e una incredibile onesta. Sono persone curiose, aperte, fantastiche. Con Bryan ho girato l’isola in lungo e in largo, un’esperienza meravigliosa. In questi mesi, vivere con lui e la sua famiglia mi ha fatto capire tante cose, sull’amicizia, le opportunità e i casi della vita.
Io dico sempre “La vita non ha senso se non gli diamo un senso”. Io un senso provo a darglielo, e in questo modo ho trovato una chiave di lettura a tutte le mie esperienze. Sono un uomo che gioca, mi tuffo in tutte le situazioni, ho fatto mille esperienze e mille lavori in giro per il mondo, cercando storie. La mia storia di viaggiatore inizia verso i 16 anni coi miei primi spostamenti. Io crescevo e i viaggi crescevano con me. E così sono arrivato a oggi, sono dove voglio essere e sono grato. Mi sveglio la mattina presto, saluto l’alba e vivo. Da piccolo collezionavo cartoline, chiedevo a tutti quelli che viaggiavano di inviarmi una cartolina, e ho sempre pensato un giorno di voler raggiungere tutti i posti che vedevo in foto.



Come scegli le tue tappe e come riesci a bilanciare lavoro e viaggi?
Io arrivo nei luoghi e sono arrivato anche qui a Fuerteventura per caso. Non li scelgo, seguo dei segni piuttosto. Sono i luoghi che mi chiamano. Il mio scegliere i viaggi e i posti è attraverso segni, richiami. Anche perché spesso sono viaggi con bassissimo budget, l’unica spesa che alle volte mi permetto è quella delle scarpe. Spesso le persone mi donano cose, spesso lavoro in giro, per il mio prossimo viaggio, più impegnativo nel Pacifico, in Uruguay e nelle Americhe, il budget si preannuncia più sostenuto quindi per Natale su facebook ho scritto la mia letterina a babbo Natale, in cui per la prima volta ho chiesto un sostegno per il mio viaggio (ecco il link al post di Facebook) che è un po’ più impegnativo e dispendioso dei precedenti, dal punto di vista economico. Alle volte mi mantengo facendo i lavori più disparati, ad esempio una vendemmia in Borgogna a settembre. Mi invento la mia vita in giro, non potrei avere un lavoro fisso ovviamente: ma ci sono tanti lavori che trovo per mantenermi nel mondo, un giorno può essere un lavoro in ostello, un giorno canto sugli autobus, cose così.
Da qui, da Fuerteventura, sto cercando di scrivere un progetto e organizzare un viaggio, un sogno: percorrere il Pacific Crest Trail, comunemente abbreviato in PCT, ovvero attraversare il pacifico e dal Messico arrivare fino al Canada, secondo alcuni questo è il vero “viaggio della vita”. Per me non è semplice perché di solito viaggio senza soldi, all’avventura, ma attorno a me spesso accadono spesso cose meravigliose… io non ho una casa, sono nato a Napoli, a Capodimonte, di fronte al bosco, ma sostanzialmente sono sempre in viaggio, non ho una casa, ma ho tanti mazzi di chiavi, tanti cuori sparsi che rappresentano la mia famiglia nel mondo.
Ora mi sto allenando, mi sono anche iscritto in palestra. Per mangiare, mi serve molto poco: una scatoletta di tonno e una di fagioli, più un caffè, sono 3 euro al giorno. Tutto il resto è di più, e poi vengo da Napoli, mi arrangio, e finora mi è andata sempre bene, benissimo, sono felice.

Di solito come organizzi il tuo zaino e il tuo itinerario? Vai all’avventura o preferisci programmare qualcosa?
Nel mio zaino di solito metto pochissimo. Il mio zaino attuale, ad esempio, si chiama Cinzia. Mi è arrivato da una persona meravigliosa, Cinzia appunto, anche lei viaggiatrice. Seguendo la pancia e l’istinto, io mi fido e mi tuffo, quindi ho bisogno di poco. Tre mutande, tre paia di calzini, ma per il resto sono super spartano.
Per il viaggio: no, ovviamente non programmo nulla, cambio percorsi, esploro, sperimento, vivendo il presente, qui ed ora. Per il resto, “fa tutto la vita”.

Ho visto che sei legato al Cammino di Santiago, hai consigli per chi voglia intraprendere questa esperienza?
Io sono arrivato a Santiago di Compostela da tantissimi cammini, brevi, lunghi. Ci vado e ci torno. Sono arrivato, credo ma ho perso il conto, 26 volte. Come vivo il cammino di Santiago così vivo la vita. Amo camminare, sono abituato a farlo, di solito faccio una 20ina di chilometri di cammino al giorno. Sui consigli, a me non piace darli, quello che posso dire è: partire!
Un posto che ti ha deluso e un posto che ti ha sorpreso in questi anni?
Non ci sono posti che mi hanno deluso, ci sono posti che mi hanno riflettere, come la Siria nel 2007, la Giordania, il Libano, mi hanno fatto riflettere sulla condizione della donna. Ci sono luoghi che mi hanno tolto energia, come le favelas, ma che poi mi hanno ripagato in emozioni e affetto. Alcuni luoghi mi hanno fatto soffrire, perché mi hanno fatto sentire fuori luogo. Ci sono luoghi di grande povertà, in Africa, che mi hanno distrutto. Io sono una persona che con coscienza si avvicina a contesti di povertà, di emarginati, l’ho sempre fatto, a Napoli e nel mondo. È una mia propensione. E facendolo, mi portano domande, mi chiedo “Perché?”. Io sono un fortunato, l’essenziale non mi è mai mancato. Nel mondo c’è tanta gente che non ha l’essenziale.
Luoghi che mi hanno sorpreso, ce ne sono tanti: l’Amazzonia, gli indigeni, il Buthan, l’Everest, il Vietnam, il Laos, l’Argentina, l’India… il mondo è un luogo meraviglioso!

Su econote parliamo spesso di natura. Parliamo di quella che hai visto in giro per il mondo, quale paese è stato “naturalisticamente” più bello?
Da un punto di vista naturalistico forse la Foresta Amazzonica. Di grande impatto, potente, indimenticabile.
C’è invece un posto che hai trovato particolarmente inquinato?
In Africa, Burkina Faso, Zambia, Senegal, Namibia, c’è tantissima plastica. Sembra paradossale, sono posti incontaminati e immensi, così vasti, ma lì è tantissima, ci sono cumuli di plastica dove meno te lo aspetti. Lo stesso in India, dove l’inquinamento è altissimo.
Su Econote parliamo anche di decrescita e sostenibilità. Riesci sempre a essere un viaggiatore ecosostenibile e quali buone pratiche adotti?
Io ci provo: fumo tabacco ma faccio attenzione a non lasciare nulla in giro, cartine, filtri, cicche. Faccio poi attenzione a tante piccole cose, non deturpo mai i luoghi che visita. E poi mi sposto a piedi, unicamente a piedi in tutti i miei viaggi. E arrivo a fare anche 70 km al giorno!

Ho letto in un tuo post fb un’altra frase che mi ha colpito: “Buoni momenti, perché la VITA è fatta di momenti”. Ci racconti un tuo momento unico e indimenticabile in viaggio?
Sono tantissimi, ma te ne racconterò uno. La morte di mia mamma fu improvvisa, un infarto. Fu un trauma, nonostante il mio rapporto con la morte a suo modo bello, credo sia un passaggio, e io sono sempre grato, della vita che è l’altra faccia della morte. Lì per lì fu tosto, e due settimane dopo mi ritrovai in Zambia e Malawi. Poi tornai, dovevo ancora elaborare tutto, il rapporto con mia madre, una persona che sentivo tutti i giorni e che mi ha passato sempre e solo bei valori. Una persona bella. Lì per lì non realizzo, viaggio ancora, mi perdo, riparto e vado in Basilicata, coast to coast. Poi riparto e vado a trovare un eremita… ero perso. E poi di nuovo riparto e arrivo a Manaus. E quando ero sotto i ponti di Manaus, con i ragazzini che tiravano la colla, bambini di 6 anni drogati, capaci di uccidere per nulla… capisco, tutti i tasselli combaciano. Il viaggio in Brasile fu il viaggio del dolore. Questo viaggio mi servì, questi ragazzini mi fecero esplodere in immensi e grandi pianti liberatori, che in qualche modo mi hanno trasformato e che ricordo ancora oggi.
Un altro momento, sempre legato in qualche modo alla morte di mia madre, è una promessa fatta a me stesso mentre ero nella savana in Zambia, colori stupendi, un sole immenso, la natura assurda. Lì ho spalancato le braccia e ho fatto una promessa a me stesso: “Vincenzo, non permettere a questo evento di chiuderti, di imbruttirti. Questo evento, la morte di chi ti ha messo al mondo, non deve cambiarti. Anzi, per te, ma anche per lei, da oggi devi ancora essere più aperto nell’accogliere e nel tuffarti nelle cose”. E così è stato.

Continuerai a viaggiare anche in futuro? che progetti hai nel breve e nel medio periodo?
Che dirti… per il momento sì, ho tanti sogni, tanti viaggi ancora da fare: Colombia, Uruguay, Perù. Ancora non so quando e non so come, la vita è un fluire e io voglio continuare a esserci dentro.
Per sostenere il Pacific Crest Trail di Vincenzo:
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