Intervista al viaggiatore. Dario Franchi: l’Africa in bici a vent’anni

Dario Franchi, un giovane ciclo-viaggiatore italiano di 21 anni, sta percorrendo in bicicletta la costa occidentale africana. Il suo viaggio, iniziato nel 2022 con un amico, oggi sta continuando da solo dopo un ritorno a casa a causa di difficoltà impreviste. Dario mi ha risposto via Google Meet da Luanda, la capitale dell’Angola, una grande città dove si è fermato una decina di giorni fa per riposare, a mettere un po’ a posto la sua bici grazie anche all’aiuto di un meccanico e prepararsi per l’ultima parte di questo suggestivo e faticoso percorso. Insieme abbiamo chiacchierato del suo viaggio, delle sfide affrontate (incluse questioni geopolitiche e logistiche), delle esperienze culturali e ambientali e dei sui piani per il futuro.

Ti va di raccontarmi un po’ la tua storia di ciclista? Cioè, da dove viene la passione della bicicletta e come mai questo viaggio in Africa?

Ho sempre avuto, diciamo, la passione per la bicicletta. Il mio papà me l’ha trasmessa, poi mi sono avvicinato io al ciclismo su strada, le gare, il Giro d’Italia e il Tour de France, Ho iniziato a fare ciclismo agonistico – ultimo anno allievo e poi due anni di juniores, quindi 3 anni di ciclismo. Poi ho smesso, perché mi ero un po’ stancato anche della competitività e volevo provare qualcosa di nuovo. Questa novità l’ho trovata nell’avventura. Così mi sono mi sono trovato con un mio amico e abbiamo deciso di attraversare l’Africa in bicicletta e in particolare la costa ovest, la tratta meno frequentata dai viaggiatori, dai cicloviaggiatori. Quindi per noi rappresentava un po’ l’ignoto, quel punto interrogativo che ci dava la carica, ci siamo sentiti un po’ come degli esploratori.

E così nel 10 ottobre del 2022 dopo aver finito la scuola abbiamo preso queste due vecchie mountain bike degli anni fine anni 80, le abbiamo caricate con quello che ci serviva in maniera molto casalinga, diciamo così, e siamo partiti. Abbiamo attraversato tutta l’Europa. Era il nostro primo viaggio, non eravamo mai montati su una bicicletta per viaggiare.  

Avevo 19 anni, insomma molto piccolo, e con questo amico abbiamo attraversato l’Europa e poi dopo ci siamo incamminati verso l’Africa, tutto il Marocco, tutto il West Sahara, Mauritania, Gambia, Guinea Bissau… poi però abbiamo avuto un po’ di problemi e siamo dovuti tornare a casa. Il mio il mio compagno di viaggio Oliver ha deciso di lasciare il progetto e io mi sono riorganizzato, ho lavorato un po’, ho messo un po’ di soldi da parte, ho riorganizzato un po’ l’attrezzatura, ho iniziato a studiare per questo viaggio e il 24 agosto di quest’anno sono arrivato con l’aereo in Senegal per continuare da dove avevo abbandonato. E ora, sono qui deciso a completare questo progetto.

Quanti chilometri hai fatto e quanti ne farai adesso?

In tutto, volendo contare i due viaggi, sono poco più di 22.000 km. Ne ho fatti 8.800 con il mio amico Oliver, ad oggi (24 gennaio 2025, Ndr) ne ho superati i 9.000. Me ne restano circa 4.000 per raggiungere il punto più a Sud dell’Africa.

Che cosa hai imparato dal precedente viaggio e come si prepara un viaggio di questo tipo?

È una domanda molto complessa: nel primo viaggio ho imparato praticamente tutto, perché non sapevamo niente, siamo partiti praticamente all’avventura. Avevamo certo letto e seguito le imprese di altri viaggiatori, sapevamo a grandi linee cosa vuol dire attraversare quella parte di Africa, ma la situazione qui cambia velocemente, è in continuo divenire e in pratica nessun medium  riesce a realmente a raccontare. Ci sono anche poche informazioni oggettivamente su internet, sui posti che intendevamo attraversare.

Quindi nella prima parte ho imparato cos’è realmente l’Africa, quali sono le difficoltà e come comportarsi, come vivere con un budget limitato. Ci sono stati giorni in cui ho speso anche 40 cent, quindi delle cifre veramente irrisorie. Ho imparato come, da queste parte, sia difficile affrontare una frontiera. Ho avuto  i primi approcci con il problema della corruzione, ho compreso come ci si comporta con popolazioni locali che hanno un modo di vivere completamente diverso al tuo. Come ci si arrangia con la bicicletta, come si ripara l’attrezzatura.

Nella seconda parte, da agosto 2024 poi, ho cercato di aumentare sempre il livello, anche perché ora sono da solo e devo cavarmela in qualsiasi modo, nonostante i tanti problemi quotidiani, le difficoltà e le problematiche anche geopolitiche. Facendo un viaggio come il mio non le puoi evitare: attraverso obbligatoriamente dei paesi realmente difficili, man mano che si scende verso la parte più a sud dell’Africa.

Ci sono paesi che hai dovuto escludere dal tuo tragitto?

Sicuramente: Niger, Mali Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, tutta la parte est. Sono paesi pericolosi per i viaggiatori, spesso ci sono guerre, conflitti interni, parte del territorio è controllato da gruppi criminali o gruppi terroristici e, parliamoci chiaro, è molto meglio non andarci proprio.

Come hanno preso la notizia del tuo viaggio i tuoi amici e i parenti?

All’inizio, quando sono partito la prima volta col mio amico,  gli amici, la famiglia ci credevano poco, non immaginavano forse che volessimo fare sul serio. Poi ci hanno visto partire, hanno saputo che andavamo progressivamente verso sud, però con determinazione. Poi però abbiamo incontrato grosse difficoltà e abbiamo rischiato grosso in alcuni territori, e abbiamo capito che era il caso di tornare, e di questo sono stati ovviamente felici.  Hanno apprezzato la nostra prudenza. Poi io sono ripartito, da solo, affrontando nuovamente zone difficili, ma loro comunque continuano a sostenermi, sono ovviamente preoccupati, soprattutto la mia famiglia, ma oggi grazie alla tecnologia posso sentirli in pratica quasi tutti i giorni. E anche dove non c’è proprio campo, io ho il Garmin un comunicatore satellitare per la sicurezza che comunica la mia posizione in diretta sempre.

Che equipaggiamento hai?

La bicicletta che ho adesso è una bicicletta in titanio. L’abbiamo costruita con un telaista italiano, montandoci la componentistica Simoncini. Poi l’equipaggiamento è composto da borse da bike packing e attaccate alla bicicletta, non ho zaino, viaggio molto leggero ma non mi manca niente, perché poi nel mio viaggio devo tenere conto che affronto moltissimi km in cui non c’è nulla, quindi è anche difficile trovare parti di ricambio.

Quanti chilometri fai al giorno più o meno in media?

Dipende, ovviamente, dai giorni e dalle tratte. Ci sono giorni in cui samo sui 100 o poco meno, però ci sono giorni che ho pedalato e quasi 200 km e quando ero nel deserto del Sahara anche 220, 230, 240. Altri giorni pedalo 25 perché magari sono in mezzo alla giungla e con strade allagate. In media, direi, sui 90 al giorno.

Su Econote parliamo spesso di natura, ecologia e sostenibilità. Dal punto di vista naturalistico c’è un paese che ti ha sorpreso, o uno che ti ha deluso?

Mi hanno sorpreso sicuramente le foreste della le foreste equatoriali che ho attraversato in realtà pochi giorni fa in Congo, in Camerun oppure nella prima parte di Angola. Sono foreste incredibili che mi hanno fatto veramente rimanere a bocca aperta: ho visto gorilla, scimpanzè, serpenti di ogni tipo e mi sembrava quasi di sognare. Difficile trovare qualche paese che mi abbia deluso, forse ho visto poco del Gambia, soprattutto la parte un po’ più urbana, quindi non mi ha lasciato tantissimo.

Come stai trovando l’Africa dal punto di vista dell’inquinamento, sia in città che fuori città?  

Sono città molto inquinate, purtroppo, e su questo ci sarebbe tanto da parlare. E, mentre devo dire che nelle foreste sopra l’Equatore, quelle protette, non ho trovato luoghi inquinati o immondizia, una volta passato l’equatore le foreste non sono più protette ed è come se non esistessero più. È tutto completamente disboscato per  quasi un migliaiodi chilometri e bruciano tutto quello che trovano per coltivare.  

Sulla plastica ho trovato che il suo uso in Africa è molto minore rispetto all’Europa però qui mancano completamente cestini, luoghi di raccolta e ovviamente l’idea di una raccolta differenziata. Qui bruciano, si limitano a bruciare, anche la plastica. E, in certi punti del Senegal, ho addirittura visto  sono cestini e cose non esistono in nessuna parte dell’Africa cestini, queste agricoltori bruciare plastica direttamente sui campi, e vedendo il fumo nero lo interpretano come positivo per le coltivazioni.  Anche in Nigeria ho visto tantissimi incendi sia dolosi che derivanti dal caldo perché lì è tutto secco, quindi le fiamme divampano velocemente. Certo, l’inquinamento è un problema ma diciamo che nella scala delle priorità non è tra le prime cose da pensare, visto che in molti paesi manca addirittura l’acqua potabile e in cibo.

E invece, Dario che tipo di viaggiatore è? C’è qualche pratica particolare che adotti per essere un viaggiatore sostenibile?

Cerco, per quello che si può, di non lasciare tracce in qualsiasi posto io vada. In realtà sono pochissimi i rifiuti che ho emesso in questo viaggio, perché per la maggior parte delle volte ho mangiato nei villaggi, semplicemente con piatti di riso e verdure, qualche volta carne di gallina, magari vista poco prima scorrazzare nel villaggio.

Quelle poche volte che ho prodotto rifiuti, li ho portati con me fino magari al grande centro abitato, e li ho lasciati li sperando, come detto prima, che magari non vengano poi bruciati. Sto amando così tanto la natura di questi posti incredibili che farei qualsiasi cosa per preservarle e proteggerle. Per questo provo, anche attraverso i miei video, a raccontare questo viaggio spiegando le bellezze di questi posti, magari invogliando le persone a utilizzare un mezzo come la bicicletta.

Nei paesi che hai attraversato la bicicletta è un mezzo usato?

Nella maggior parte dei posti che ho visto no, non la usano. L’unico posto che in cui ho trovato parecchie bici è la Costa D’Avorio: lì la usano per trasportare materiale usato nei campi, e quindi ho visto tantissime persone in bicicletta che caricavano le bici di qualsiasi cosa per coltivare oppure portavano frutta, verdura al villaggio, alcuni con biciclette completamente costruite a mano. E per il resto per il resto non mi sembra ci sia una grande cultura della bicicletta, in moltissimi si spostano a piedi, chi può nelle lunghe tratte o in città l’auto.

E quindi come viene visto un viaggiatore occidentale in bicicletta che attraversa villaggi e paesi?

Come un alieno. È letteralmente così. Ci sono dei posti come in Guinea, o anche in Nigeria, dove sono stato accolto proprio come un essere proveniente da un altro pianeta. Mi sono ritrovato 100 persone intorno mentre montavo la tenda, o mentre mangiavo o prima di andare a dormire. Gente che per curiosità ti fissa per ore e ore, ti fanno domande nella loro lingua, cercano di comunicare in qualche modo. In molti posti già vedere una persona occidentale bianca capita poche volte nella vita, ho incontrato dei bambini che non avevano mai visto un bianco o un occidentale o addirittura una bicicletta.  

Da Luanda in poi come si articolerà il tuo viaggio? Quali paesi devi attraversare ancora e dove arriverai?

Allora, ora devo attraversare l’ultima parte dell’Angola,sono altri 1300 km, poi attraverserò tutta la Namibia, passando dal deserto del Namib, e poi arriverò in Sudafrica che è, diciamo, la passerella finale, fino ad arrivare a Capo Agulhas, il punto più meridionale del continente africano. Da lì poi risalirò per andare verso Cape Town e deciderò poi di cosa fare.

Sono in totale più o meno altri 4.000 km, ma rispetto alle zone pericolose e difficili già incontrate, sulla carta questa è la parte più semplice di tutto il viaggio. Ma comunque, mai dire mai, questo viaggio mi ha insegnato che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

Cosa farai quando finirà questo viaggio? Continuerai a viaggiare in bici o farai altro?

Ho un po’ di idee, ma ancora non ci ho pensato realmente. Vorrei magari imparare a fare documentari, continuare ad esplorare e viaggiare, fare di tutta questa avventura, e della passione per l’avventura un domani, un lavoro. Ma ancora non so, ancora non ho deciso, per il momento, penso solo a finire questo percorso.