Dario Minervini è dottore di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale, professore a contratto in Sociologia dell’ambiente e del territorio. Lo abbiamo incontrato nella facoltà di Sociologia della Federico II di Napoli, dove insegna e svolge attività di ricerca.
Nelle liberie e sul sito della casa editrice Liguori è disponibile il suo libro dal titolo “Politica e rifiuti. Connessioni socio-tecniche nella governance dell’ambiente”. Nel testo considera la prospettiva sociologica sull’ambiente come analisi della co-influenza del mondo fisico e sociale, i soggetti umani e non-umani (quindi anche elementi naturali), sono considerati come inseriti in un network di relazioni simmetriche. L’autore studia l’attualissimo tema della gestione delle problematiche ambientali attraverso il confronto delle principali modalità con cui le scienze sociali hanno trattato il tema, affrontando il problema delle policy pubbliche e di come la questione ambientale appartenga oggi profondamente all’ambito di gestione ed organizzazione della cosa pubblica.
Dario, perchè hai deciso di scrivere libro su politica e rifiuti? (in realtà non è il primo, nel 2008 ha scritto “La governance dei rifiuti: soluzioni ibride attraverso livelli e settori di policy” ndr): “Ho una formazione sociologica, in particolare di sociologia della scienza. Volevo proporre una prospettiva nella quale la natura va considerata come un attore, solo capendo questo ci sarà la possibilità di far andare meglio le cose“.
L’elemento “nuovo” è proprio questo considerare come attori gli elementi naturali. E nello specifico cosa significa?
“Il policy making in campo ambientale è caratterizzato da accese controversie che spesso oppongono visioni radicalmente opposte ma quasi sempre profondamente antropocentriche. Come afferma Latour, il dominio del soggetto (uomo) sugli oggetti (tutto ciò che non è umano) ha dato forma e sostanza alla modernità, ma non ha mai raggiunto il suo obiettivo: infatti gli oggetti si sono sempre mostrati molto meno gestibili di quanto avremmo voluto. Non sono solo i vulcani o i terremoti a mettere in crisi le nostre misure di sicurezza, anche gli artefatti e le nostre tecnologie che spesso tradiscono il disegno d’azione che avevamo previsto per loro. Per questo motivo nello studio delle politiche ambientali potrebbe essere proficuo dare risalto al comportamento empirico (e non presunto) degli attori non umani coinvolti.”
Come, questo diverso modo di considerare la natura, cambia le politiche da attuare?
“Una visione simmetrica, che ponga sullo stesso piano attanti non umani e attori umani consente di smontare le pretese assolute di verità insite nei discorsi di coloro che giustificano le proprie scelte, spesso irreversibili, di governo del territorio e della natura. Spesso la politica fonda le sue pretese di verità su una retorica scientifica attraverso cui si ordinano le incertezze e si prevedono i comportamenti potenziali dei non-umani. Purtroppo non siamo in grado di smontare l’incertezza in campo ambientale – così come in nessun altro – e gli eventi lo dimostrano. Gli uragani allo stesso modo delle piattaforme petrolifere spesso hanno “intenzioni” diverse da quelle che noi vorremmo. Partire dal presupposto che l’incertezza è assolutamente irriducibile porta a dare la giusta rilevanza al principio di precauzione che, a sua volta, coincide con un governo delle scelte reversibili.”
Chiude il testo di Dario, la vicenda dell’impianto di termodistruzione “Fenice” nella Piana di San Nicola di Melfi in Basilicata. Racconto breve. L’evento è analizzato utilizzando il costrutto teorico dell’Actor-Network Theory (ANT), approccio legato ai nomi di Bruno Latour (2005) e Michel Callon (1986) e qui messo utilizzato per comprendere ed approfondire il tema delle politiche ambientali attraverso lo studio di caso.
Nel libro parli della vicenda di Melfi, la racconti brevemente?
“La vicenda raccontata nel volume è quella del termodistruttore di rifiuti Fenice, un impianto sorto nella piana di San Nicola di Melfi insieme allo stabilimento SATA della Fiat. È una lunga e complessa vicenda durante la quale attori umani e non umani si sono schierati pro e contro la costruzione dell’inceneritore. Gli stessi rifiuti in alcuni momenti hanno dato un forte sostegno ai piani degli ingegneri Fiat, mentre in altri sono stati il loro principale nemico/problema. Ma per capire come sia possibile che un container di rifiuti speciali possa essere un attore di policy è necessario leggere il libro!”.
Hai già in mente le prossime ricerche? “Mi piacerebbe uno studio etnografico sui rifiuti, un incontro con la quotidianità. Cioè quale percorso fa un rifiuto dalla casa di un’anziana che vive da sola o dalla casa di una famiglia numerosa? Vorrei “aprire la scatola magica” che c’è dietro alla raccolta differenziata ad esempio, capirne la pratica quotidiana“.
Continueremo a seguire Dario e le sue ricerche. Intanto è possibile acquistare il libro “Politica e rifiuti” (Ed. Liguori) in libreria e qui, anche come e-book.
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