Api e agricoltura intensiva: l’armonia è possibile?

I have simply ordered a box of maniacs” (Ho solo ordinato una cassetta piena di pazze). Così la poetessa Sylvia Plath, figlia di un entomologo apicultore e lei stessa apicultrice, descrive le api in una sua celebre poesia. La frenesia delle api è una delle loro caratteristiche inconfondibili insieme al ronzio.

Sappiamo tutti quali siano le attività delle api, ce lo insegnano le mamme fino dalle prime passeggiate all’aperto: la produzione di miele e l’impollinazione delle piante. La stragrande maggioranza delle piante destinate all’alimentazione – e non solo – necessita di impollinazione da parte di insetti, prime fra tutti le api. L’impollinazione è il processo attraverso il quale il polline è trasportato dalla parte maschile del fiore a quella femminile dove avviene la fecondazione, che darà vita a frutti e semi. Ecco perchè il ruolo delle api ha importanza vitale nella produzione vegetale.

E di questo si occupa “Un mondo in pericolo” documentario da poco uscito nelle sale italiane. L’opera del regista svizzero Markus Imhoof è stata presentata al 65°Locarno Film Festival. Il documentario raccoglie testimonianze di agricoltori di tutto il mondo e approfondisce la  complessa e conflittuale relazione che coinvolge api e contadini. Proprio questo conflitto è la causa principale che ha portato negli ultimi anni ad un progressivo spopolamento degli alveari soprattutto nelle aree ad agricoltura intensiva.

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Infatti, le api sono spesso al centro di dispute in campo agricolo, poiché se è vero che la loro opera è indispensabile, è altrettanto frequente l’incompatibilità con alcune consolidate pratiche agronomiche.

L’agricoltura intensiva prevede la massima resa produttiva possibile della superficie  di terreno utilizzata, vanno quindi ridotti tutti i costi e ottimizzato il processo. L’agricoltura americana è un esempio valido: ampie superfici coltivate da trattare esigono per essere redditizie un numero ridotto di interventi e un utilizzo parsimonioso della manodopera. I prodotti fitosanitari, potenziati ed ingegnerizzati, sono inseparabili dall’agricoltura intensiva.

L’utilizzo di insetticidi per contenere gli insetti dannosi alle colture, colpiscono irrimediabilmente anche le api, nella pellicola il dott. Randolf Menzel spiega come questi prodotti siano stati creati per debellare gli insetti colpendone il sistema nervoso. Le api pur non essendo un obiettivo dei trattamenti ne sono colpite. Il sistema nervoso va in tilt e quando la morte non sopraggiunge istantaneamente i danni provocati impediscono all’insetto di ritrovare la via dell’alveare, di “ricordare” come si comunichi con il resto dello sciame o come si produca miele. Di fatto le api subiscono danni neurali tanto gravi da impedire di espletare qualsiasi tipo di funzione fino a morire di inedia.

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Anche in Italia i semi conciati con nicotinoidi portano alla morte della delle api. Le piante sviluppate dai semi trattati hanno nel polline tracce dell’insetticida e le api nutrendosene finiscono per intossicarsi e morire. La Commissione consultiva sui prodotti fitosanitari del Ministero della Salute ha vietato l’uso di semi di mais conciato fino al 30 giugno scorso, le disposizioni per la prossima campagna di semina terranno conto dei risultati del progetto Beenet, studio di monitoraggio delle interazioni fra api e uso di nicotinoidi.

Il documentario chiude lasciando allo spettatore alcune riflessioni. E’ accettabile un’agricoltura che produce più di quanto necessario ottenendo livelli qualitativi discutibili? Una produzione più consapevole, ma non meno redditizia, potrebbe essere la strada giusta da imboccare per non vedere avverato il teorema di Einstein, secondo il quale il genere umano non sopravviverebbe all’estinzione delle api? Qui il trailer.

 

CRISTINADB Cristina Delbuono agronomo, progettista ambientale, knitter e blogger – nell’ordine che preferite – vivo in campagna conservando uno spirito spietatamente metropolitano – http://justalittlebitofgreen.com/