Berlino, l’orto urbano dove crescono utopie concrete

Appena tornata da una vacanza berlinese con quella sensazione là, che tutto sotto il cielo di Berlino sia davvero possibile. Possibile, per esempio, condurre una vita dai ritmi più sostenibili, possibile abitare in una metropoli ricca di verde, possibile mettere in pratica idee – e utopie – che fanno la differenza, per noi e per gli altri.

È quello che è successo per esempio a Kreuzberg, quartiere multietnico di Berlino, dove scendendo dalla metropolitana alla fermata Moritzplatz puoi incontrare l’utopia concreta del Prinzessinnengarten, il giardino della principessa, uno degli orti urbani più grandi al mondo.

Prinzessinengarten26000 metri quadrati, un migliaio di collaboratori, 500 varietà di piante tra ortaggi, aromatiche e ornamentali, alveari per la produzione di miele urbano, un biergarten e un ristorantino dove gustare bevande bio e gustose pizze alle verdure. E poi workshop, concerti e eventi vari per promuovere la biodiversità biologica e sociale.
Il Prinzessinnengarten nasce come progetto pilota nell’estate del 2009 su un sito abbandonato per oltre mezzo secolo. Lì il gruppo Nomadisch Grün, coinvolgendo amici, attivisti e vicini di casa, ha ripulito l’area dai rifiuti, costruito orti biologici trasportabili – riutilizzando contenitori di ogni sorta, dai cartoni del latte ai sacchi di riso – e raccolto i primi frutti del loro lavoro. Nel 2012 il fondo immobiliare che possiede l’area tentò di privatizzarlo ma una petizione firmata in poche settimane da più di 30mila persone ha restituito (ancora per qualche anno) l’area ai contadini urbani. Ma sono sicura che i berlinesi sapranno difendere anche in futuro il loro piccolo paradiso conquistato.

Prinzessinnengarten3Prinzessinnengarten è un nuovo luogo urbano di apprendimento, dove i residenti possono riunirsi per sperimentare e scoprire di più sulla produzione di alimenti biologici, la biodiversità e la protezione del clima – spiegano i giovani fondatori del gruppo Nomadisch Grün. Gli spazi promuovono un senso di comunità e lo scambio di una vasta gamma di competenze e forme di conoscenza, utili per aiutare le persone a condurre stili di vita urbani più sostenibili, dove lavorare insieme, rilassarsi, comunicare e godersi le verdure di produzione locale”.

Il risultato è che in pochi anni il luogo è diventato un esperimento riuscito di agricoltura urbana sociale e ecologica, in cui gli abitanti del quartiere – e i turisti –  vivono quotidianamente la sostenibilità, imparando che sì, un’altra vita è possibile, anche in città.

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